Circolo dei Libri

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26marzo
2014

Continua il viaggio alla scoperta dei personaggi belli e cari della letteratura. Qui ecco Micòl Finzi-Contini, indimenticabile protagonista femminile del romanzo "Il giardino dei Finzi-Contini", di Giorgio Bassani, del 1962, una delle opere più importanti della narrativa italiana del '900. Ne fu tratto anche un film, diretto da Vittorio De Sica, che soddisfece soltanto in parte lo stesso Giorgio Bassani e chi aveva amato il romanzo. La pur brava Dominique Sanda aveva impersonato, con la sua bionda grazia, il personaggio di Micòl, che sulla pagina è tuttavia più imperioso e misterioso, più accentuato in una sua femminilità enigmatica. Volutamente nella nostra illustrazione la Micòl cinematografica non è in primo piano, sta sullo sfondo di un interno d'epoca, nel cuore della austera, desiderata e aristocratica dimora dei Finzi-Contini...

Ah, Micòl, cara e indimenticata ragazza della mia giovinezza, così enigmatica e bella, così indecifrabile e inespugnabile! A parte Natascia Rostov di Guerra e Pace, che resta l'amore (inventato) perfetto, subito dopo viene proprio Micòl Finzi-Contini, la protagonista del più noto dei romanzi di Giorgio Bassani, sontuosamente inscenato su due fondali: il primo è quello della stagione torbida del fascismo e delle leggi razziali, in una Ferrara dove i ragazzi della buona borghesia ebraica vengono a poco a poco emarginati dalla discriminazione. L'altra scena, centrale, è quella del vasto, lussureggiante giardino degli aristocratici Finzi-Contini, nel quale vengono accolti, per partite di tennis, merende, frequentazioni sempre più intense, i giovani correligionari espulsi dai circoli cittadini per indegnità di razza. In quell'isola effimera, per poco felice, febbrile (in un autunno e in un inverno anche metaforici) si disegna l'amore irrequieto e intenso dell'Io narrante per la ragazza di casa, Micòl, bella di un biondo suo, di una sua impertinenza dolce. Lei gli vuole bene, molto bene, gli regala una amicizia profonda. Ma al goffo tentativo di assedio amoroso di lui, lei si richiude, dice che non si può, che loro due sono troppo simili, uguali, per sopraffarsi in un amore, perché l'amore "è roba per gente decisa a sopraffarsi a vicenda, uno sport crudele, feroce". Lei sfugge, parte, ritorna, un po' perdona l'insistenza di lui ma poi si chiude, dolorosamente punitiva. Lui ne soffre, come succede in tutti i grandi amori unilaterali o corrisposti in modo asimmetrico. Tralascio qui la nervatura della storia, le lunghe chiacchierate, le ricognizioni intime dentro il giardino immenso, le gelosie, il mistero del rapporto fra Micòl e il concreto giovanotto lombardo Giampi Malnate. Dico solo che Micòl è forse il personaggio femminile più complesso e affascinante di tutta la letteratura italiana del "˜900: sensibile, intelligente, capricciosa e misteriosa, malinconica: "il futuro, in sé, lei lo aborriva, ad esso preferendo di gran lunga "˜le vierge, le vivace et le bel aujourd'hui', e il passato, ancora di più, "˜il caro, il dolce, il pio passato' ". Il suo negarsi è forse una specie di sacrifico, a modo suo, perché il suo innamorato goffo avesse finalmente, più che l'amore impossibile per lei, la vita vera, completa, fuori dal giardino bellissimo e imprigionante, fuori dalla tragedia del nazifascismo che disperderà l'inconfondibile stile "finzicontinico" con un ultimo lampo breve degli adorati capelli biondi di Micòl.