Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

AMOS OZ, DI NUOVO

23novembre
2014

(Immagine: Gerusalemme vista dal Monte degli Ulivi)
Torniamo su "Giuda", di Amos Oz (Feltrinelli).
"Gentile Fazioli, seguo con attenzione i suoi commenti e quasi sempre mi trovo d'accordo. Mi sono procurata "Giuda" di Amos Oz, che lei ha definito "romanzo formidabile". Sono andata fino in fondo ma a metà strada ho avuto la tentazione di fermarmi perché i discorsi diventavano difficili e pesanti ("…). Il conflitto di idee sulla nascita d'Israele mi è sembrato una cosa molto interna e noiosa. Come cristiana poi l'ipotesi che Giuda non sia un traditore ma il più fedele fra gli apostoli di Gesù, mi sembra una provocazione.("…) Credo che Amos Oz sia un grande scrittore ma in questo libro mi sono trovata spesso a. Non è necessario rispondermi ma se lo fa lo faccia per favore in privato". Lettera firmata.
Non ubbidisco e rispondo in rubrica perché la gentile lettrice non è stata la sola persona a indicarmi qualche dubbio sul romanzo che io, è vero, ho definito "formidabile". E lo faccio qui perché la scorsa settimana non avevo lo spazio per aggiungere qualche pensiero e qualche dubbio, appunto: anche se essi nulla tolgono allo smalto complessivo di una narrazione sontuosa. Chi ha letto i libri di Oz sa quanto le sue storie siano narrate benissimo, con un realismo attento, scrupoloso e al tempo stesso immaginoso. La sua scrittura è come un canto che abbraccia personaggi in risalto forte e paesaggi intrisi di luci, odori, atmosfere, siano essi investiti dall'aria montuosa di Gerusalemme o da quella polverosa del deserto del Negev, sotto i grattacieli di Tel Aviv o nella sobrietà bianca dei kibbutz o dei villaggi sulle colline. Però poi questa sua felicissima vena di narrazione si iscrive dentro fondali spesso tormentati, insistiti. Le storie individuali, intense e bellissime, evocano spesso fantasmi riflessivi che appartengono da una parte al vissuto personale dello scrittore (una infanzia difficile, la madre che si suicida senza lasciare una parola quando Amos ha 12 anni) e dall'altra alla coscienza stessa dello stato d'Israele e della natura ebraica. Oz lascia oscillare il pendolo della sua tormentata domanda sulla contraddizione fra una laicità dichiarata e alcune ventate di reminiscenza e nostalgia d'appartenenza dentro la fede. A ciò si aggiunge, in quest'ultimo romanzo, una curiosità quasi ossessiva per l'avvenimento cristiano che duemila anni fa si è innestato nella storia ebraica: oso dire che per Oz questa incidenza è quasi come una ferita, un dramma e al tempo stesso quasi una nostalgia, la stessa che trovai un giorno in uno scritto del grande pensatore ebreo Martin Buber, il quale a un dato punto scongiura Dio di farsi vedere una volta da vicino, di farsi toccare: a me questo pensiero è sempre parso un desiderio (nostalgia) di incarnazione del divino. E dunque la provocazione di un Giuda non traditore ma ostinatamente fedele si mescola in Oz a una descrizione commossa e drammatica della passione di Cristo. In quanto al dilemma della questione sionista e della nascita dello stato d'Israele, esso si manifesta nel tormento di tutte le coscienze israeliane appena accese da sincerità intellettuale: capire le radici, capire cosa fare per conciliare il diritto di Israele ad esistere senza dover prevaricare l'altra parte, quel nemico con cui non si riesce a pacificarsi da quasi 70 anni. Sul respiro di questi due polmoni spesso affannati o febbrili, la "curiosità" ebrea per il Cristianesimo e il turbamento sulla natura etica di Israele, nel romanzo di Oz si innesta una storia di persone scritta benissimo anche se alcuni caratteri lasciano un po' perplessi (lo dico in codice per chi ha letto il romanzo): Atalia, la donna misteriosa, non è né generosa né simpatica (affascina e spreme giovanotti), Shemuel è inconcludente in una sua dislessia esistenziale, il vecchio invalido è colto e lucidamente addolorato ma orgoglioso, Abrabanel è un appassionato perdente, intrappolato nel proprio idealismo. Detto tutto questo, Amos Oz sa scrivere come pochissimi altri sanno fare nel mondo.
(Sul romanzo "Giuda" vedere qui sotto e recensione in "Libri, Novità da leggere"