Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

Letteratura

18novembre
2022

(Illustrazione: Henri Fantin-Latour, "La lettura", 1877)

Torniamo su una riflessione di Tzvetan Todorov (da "La letteratura in pericolo", Garzanti) perché è centratissima nel dire lo scollamento fra il piacere vasto, complesso e multiforme della lettura e l'elitario restringimento di quella che per la critica militante o di nicchia è l'area della "sola e vera letteratura". Ecco il pensiero:

"Ormai si scava un solco profondo tra letteratura di massa - produzione popolare a stretto contatto con la vita quotidiana dei suoi lettori - e letteratura d'élite, letta dagli esperti - critici, insegnanti, scrittori - che mostrano interesse solo per i virtuosismi dei suoi creatori. Da un lato il successo commerciale, dall'altro le autentiche qualità artistiche. Tutto avviene come se l'incompatibilità tra loro fosse naturale, tanto che l'accoglienza favorevole riservata a un libro da un gran numero di lettori diventa il segno del suo fallimento sul piano artistico e causa il disprezzo o il silenzio della critica...Se si ammette che un'opera parli del mondo, si pretenderà in ogni caso che elimini "i buoni sentimenti' e ci riveli l'orrore irrimediabile della vita, senza il quale rischia di apparire 'insopportabilmente sempliciotta' o, peggio ancora, di avvicinarsi alla letteratura 'popolare', la cui reputazione dipende più dal giudizio dei lettori che da quello dei critici".

Todorov coglie nel segno.La separazione in due emisferi ben distinti (letteratura alta, colta, per stile, struttura e missione, e letteratura bassa, popolare, di intrattenimento) è una trappola intellettualistica. Naturalmente ognuno sa bene la differenza fra il feuilleton semplicistico e arruffato e il grande romanzo. Ma esiste un grande malinteso circa la presunta superiorità dei libri sofferti, cattivi, complessi, magari con compito ideologico da una parte, e quelli felicemente narrativi, persino piacevoli, appassionanti dall'altra. Dopo tutto Jane Austen, Dickens, Balzac, Tolstoj e Cecov furono scrittori popolari, alcuni addirittura seriali. E anche tutta l'inquietudine filosofica e le dispute intellettuali, per dire, fra Naphta e Settembrini nella "Montagna incantata" di Thomas Mann non sarebbero nulla se non fossero accolte nella tensione narrativa di una trama, di una storia intensa di persone, sentimenti, "messa in scena" narrativa. .Alla fine esistono solo i buoni libri e i cattivi libri, non importa di che genere.