Circolo dei Libri

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09marzo
2018

Ian McEwan

Ian McEwan possiede una forza originale, personale di scrittura che, come una garanzia di qualità stilistica, attraversa tutta la sua opera narrativa, peraltro discontinua in quanto a contenuti e ambientazioni. Aggiungo che sa essere anche sfizioso e talvolta si aggroviglia intorno a degli sciogli-coscienza intellettuali. E' nato dalla parte giusta della barricata della vita: intelligente, colto, ha scritto i romanzi giusti negli anni giusti. Il suo enorme talento immaginoso e stilistico, il suo senso straordinario del ritmo narrativo e una geniale predisposizione per le atmosfere (uno scorcio di luce, un odore di stagione, una pioggia che batte ai vetri in una sera d'autunno, sguardi notturni dalla finestra su Londra nelle notti insonni"…) non lo mettono sempre al riparo da alcune tentazioni di snobismo romanzesco. E però è bravo.

Ha scritto molti romanzi: fra di essi spiccano sopra gli altri "Bambini nel tempo", "Sabato", "Espiazione". "Sabato" ci racconta, al tempo del dopo 11 settembre, le 24 ore di un neurochirurgo londinese sulla cinquantina provvisto di buona moglie, buoni figli, un migliore amico con cui gioca a squash, una carriera e una scintillante Mercedes. Nella soddisfatta quiete si innervano in poche ore (lo spazio di un sabato) inquietudini private e pubbliche. "Espiazione" è un romanzone di colossale bravura (forse troppo?) e ne è nato un bel film di successo: Mc Ewan si cimenta in una parte classica, quasi vittoriana (famiglia ricca con villa e parco), una parte di guerra, vivida (un'eco di Hemingway?) e una parte di enigma con finale volutamente ambiguo. "Bambini nel tempo" parte dalla scomparsa irrevocabile di una bimba di cinque anni (uno strazio) e sviluppa una trama densa, accorata, con un filo finale di redenzione di sentimenti. Se vogliamo ora parlare non di tutti i romanzi di McEwan ma soltanto degli ultimi, "Chesil Beach, "Solar" e "Miele (vedi recensione) mi sono piaciuti meno. Il suo penultimo libro, "La ballata di Adam Henri" (vedi recensione), da un lato sembra tornare all'antica limpidezza narrativa, dall'altro indugia su un conflitto esistenziale ed etico un po' forzato. Ma il romanzo avvolge, canta, ti prende. Protagonista è una donna giudice, Fiona, intelligente e piacente, arrivata alla soglia dei 60 anni con una autorevolezza celebre nel diritto di famiglia. Si occupa di protezione dei minori, di divorzi difficili, di affidi, ed emette sentenze ragionevoli e documentatissime. Un giorno si imbatte nel caso di una ragazzo diciasettenne, intelligentissimo e tenero, malato di leucemia e alle prese, in quanto testimone di Geova, con il rovello della trasfusione di sangue che lo potrebbe guarire ma che la sua religione (setta?) respinge come inaccettabile. Il ragazzo per poco è ancora minorenne e dunque entra in scena la Giustizia. Ne nascerà un coinvolgimento personale in un intreccio di ragione ed emozione, fra poesia, musica e salvezza possibile. Al di là del contesto etico (un po' teorizzato) la vera protagonista del romanzo è Fiona, con la sua sosta ansiosa sull'orlo dell'età avanzata, con le sue certezze private un poco slabbrate e la pertinacia diligente del suo lavoro. Infine, l'ultimo romanzo, "Nel guscio" (vedi recensione e video), mette in scena, parafrasando Shakespeare, un drammatico ma anche ironico conflitto sentimentale e familiare con una invenzione che lascia di stucco: un bimbo che ancora non è nato e già nel ventre della sua singolare e spregiudicata mamma pensa e parla, con ingenuità ma anche con una misteriosa sapienza intuita me DNA"… Un gioco letterario. Strambo fin che si vuole, ma scritto benissimo.