Circolo dei Libri

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Le braci. Una nota

08novembre
2019

Le Braci

Sándor Márai

(mf) Riflessione ulteriore su "Le braci", di Sándor Márai (su cui abbiamo appena lavorato). Non avevo approfondito bene un aspetto che qualcuno dei nostri Circoli mi ha aiutato ad analizzare. Lo faccio ora. Alla fine forse tutta la nottata rievocativa del Generale è un puntiglioso ma signorile scrupolo di riepilogo per una preparazione alla morte. Un rito di pacificazione (soprattutto con se) e di commiato. Quando i due uomini anziani, Henrik il Generale e Konrad l'amico tornato dopo 41anni, si congedano per sempre, con una stretta di mano e un inchino, Henrik rientra, stanco e quietato, ordina di riappendere il ritratto della moglie morta, da decenni staccato. Quella sera ha saputo da Nini, la vecchissima nutrice, che Krystina ha invocato il suo nome sul letto di morte e lui ha potuto tirar fuori dal suo profondo tutta la macerazione di dolore, risentimento e orgoglio di fronte all'amico (ma come se l'amico fosse una specie di necessario fantasma interlocutore, che assorbe domande ma non emette risposte: l'esser venuto lì dopo 41 anni a lasciarlo parlare è stato l'ultimo dono di una amicizia sempre vera ). Ora il Generale può rientrare, pacificato, in casa. Ora può morire, ormai disinteressato al vivere. L'amico è tornato a dire l'amicizia ed è ripartito per sempre, stanco anche lui di vivere. Krystina è morta, lo attende nel grande Mistero "di là" (attende lui, che lei ha invocato nell'agonia). E allora la vecchia, raggrinzita, giallastra balia Nini (la giovane nutrice parafrasi della vita che lo accudì e nutrì alla nascita e lo abbracciò stretto guarendolo da piccolo, e ora vecchia parafrasi della morte) gli traccia un segno della croce sulla fronte (battesimo rovesciato, della fine) e infine lo bacia. Il bacio dell'addio, della morte. Riposa in pace, finalmente, Henrik. Il senso della accorata, densa nottata è in quel finale. Il senso di tutta la vita è, inesorabilmente e per tutti, l'uscire dalla vita. In pace o no, spalancati sul buio della voragine del Nulla oppure sulla ineffabile luce del "Mistero". Henrik, soldato fedele di un Impero già morto, è giunto, rasserenato, all'ultimo passo. Ha perdonato quel che forse c'era da perdonare a Konrad e a Krystina, ha chiesto perdono per sé in una lunghissima "confessione". E adesso, mentre la notte sta per finire dentro un'alba che a lui non interessa più, può morire.