Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

17gennaio
2020

Gli anniversari letterari servono per leggere e rileggere libri che vanno letti. Charles Dickens, morto 150 anni fa nel 1870 (era nato nel 1812) è entrato nelle vene di almeno quattro generazioni britanniche e del mondo come una linfa di possente narrazione che ha creato legioni di febbrili lettori afferrati da un mondo immaginoso di stupori, concitazioni, paure, commozioni, intenerimenti. E al tempo stesso Dickens dipinse con realismo visionario la realtà di una Londra fuligginosa e socialmente stridente, scrutandola negli anfratti bui delle sue povertà e miserie umane, orfani angariati e maneggioni avidi, furfanti volpini, personaggi comici, figure generose.

Nei labirinti delle viuzze sporche della Londra ottocentesca, lungo le acque limacciose del Tamigi, nelle vecchie case misteriose, negli affollati tribunali e nel groviglio brulicante di figure popolari Dickens mette la sua grande sapienza narrativa e quasi la sua arte scenica (sa costruire ambienti come un geniale scenografo). I suoi libri sono molti, quasi tutti belli, avvincenti, coralmente vividi. Molti di essi parlano di orfani, di ragazzini poveri e sfortunati(un riflesso autobiografico) che camminano faticosamente verso un fine lieto(o quasi): Oliver Twist, David Copperfield, la piccola Dorrit degli omonimi romanzi, il Pip di "Grandi Speranze". La critica ha anche messo in evidenza taluni limiti di Dickens, certe sue forzature spettacolari e ridondanti, il compiacimento molto "arredato" di certe scene. Ma le riserve critiche nulla poterono sin dall'inizio contro l'entusiasmo popolare ma anche dei lettori colti (i romanzi di Dickens furono i "best sellers" dell'epoca).Carlo Fruttero (quello di Fruttero&Lucentini)si chiedeva il perché di questo successo folgorante a dispetto di talune riserve: "Il primo capitolo di "Grandi Speranze" contiene tutte le risposte. Pip (nomignolo che lascia intravedere oceani di sentimentalismo) è un orfanello di sette anni. Il lettore intuisce subito che la vita di Pip è dura, e che busse e rimbrotti sono per lui il pane quotidiano. Inoltre, siamo in un cimitero di campagna e Pip, minuto e solo, sta contemplando le lapidi dei suoi genitori e fratellini(cinque) defunti. A questo punto sorge dalla nebbia, in mezzo alle tombe, una spettrale figura vestita di panni grigi, un uomo immenso, coi ferri alle caviglie, la barba lunga, la voce roca e spaventosa. E da qui in avanti Dickens è assolto da ogni peccato". Un libro a sé è "Circolo Picwick" straordinario e comico ciclo di avventure di un club di stravaganti personaggi. Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore del Gattopardo, ha scritto: "Non esiste in nessun'altra letteratura un libro come Picwick: un racconto di fate senza soprannaturale, un racconto che ha come genio un vecchio piccolo ometto occhialuto e bonario. Vi è tutta la gaiezza e la golosità di Rabelais senza la sua lussuria; i suoi trecento personaggi e i trentacinque alberghi nei quali si incontrano ci mostrano in iscorcio tutto il mondo, il mondo di Dickens".