Circolo dei Libri

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28gennaio
2022

Continua il piccolo ciclo di citazioni da Boris Pasternak (vedi gli ultimi nostri due blog). Dopo l'autobiografia dello scrittore, eccoci al suo romanzo, "Il dottor Zivago". E al grande amore che lo sottende.

Yuri Zivago, medico e poeta, disperso dalle bufere della rivoluzione nell'immenso paesaggio innevato e gelido degli Urali, sta accanto al ritrovato grande amore (intravisto, perduto, re-incontrato) della sua vita. E ricorda la visione, la premonizione di bellezza assoluta che in quella minuta ragazza aveva percepito e ora, nella pienezza della vita e del sentimento, coglie di nuovo. Come se attraverso quella bellezza, quell'amore, ci si potesse avvicinare, non del tutto ma un po' di più, al mistero di tutta la vita. Già Leopardi pensava che l'amore alla donna, alla fine, non sia che un baluginare imperfetto di una bellezza un passo più in là, di un oltre totalizzante di cui si ha desiderio e già nostalgia. Zivago cerca di fermare in Lara il bagliore di quella bellezza. E, fra le mille traversie, i drammi, i sensi di colpa, i sacrifici e la perdurante malinconia, la ama. E la amerà fino a perderla per sé stesso pur di salvare la vita di lei.

Ma come la vedeva, Yuri Zivago, Lara?

Cliccate il seguito e sentirete quasi il rumore della sua passione.

"Tu stai alla fine della mia vita, mio segreto, proibito angelo, sotto il cielo delle guerre e delle insurrezioni, tu che allo stesso modo mi apparisti al suo principio sotto il placido cielo dell'infanzia. Quella notte, ragazzina delle ultime classi del ginnasio con la divisa color caffè, nella penombra della stanza d'albergo tu eri esattamente la stessa di oggi e, come oggi, bella da togliere il respiro. Spesso poi nella vita ho tentato di dare un nome a quella luce d'incantesimo che lasciasti cadere allora su di me, a quel raggio che gradualmente si spegneva, a quel suono che moriva, cose che mi hanno accompagnato per tutta l'esistenza e sono divenute la chiave della mia conoscenza di tutto il resto del mondo, grazie a te. Quando tu, in divisa di scolara, come un'ombra uscisti dall'oscurità della camera d'albergo, io, ragazzo, senza sapere nulla di te, compresi con tutta la forza dell'angoscia, che nel mio intimo rispondeva alla tua, che quella ragazza magrolina e fragile era carica, come di elettricità, di tutta la femminilità pensabile al mondo".

Boris Pasternak "Il dottor Zivago", Feltrinelli