Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

04febbraio
2022

Nell'ultimo blog (28 gennaio, L'amore di Zivago) abbiamo proseguito un breve ciclo di citazioni di Boris Pasternak (iniziato il 7 gennaio con Una lontana notte russa, proseguito il 21 gennaio con La letteratura secondo Pasternak). E abbiamo trascritto la profonda, accorata riflessione d'amore di Juri Zivago per la persona di Lara, il suo grande amore difficile, perduto, riacciuffato, perduto, forse riacciuffato... Ora ecco un altro pensiero e un altro giudizio di Zivago su Lara, quando lui dopo mesi e mesi all'împrovviso la rivede nella biblioteca della città di Juriatin, nella cui campagna i Zivago si sono rifugiati dopo i tumulti della rivoluzione. Lui la scopre, non si fa vedere da lei ma la guarda, ritrovandola, quasi la sta "bevendo". Leggete qui....

-La vedeva di scorcio, quasi di spalle. Indossava una blusa chiara a quadretti, stretta da una cintura, e leggeva con trasporto e dimentica di sé, come fanno i fanciulli, con la testa un po' piegata sulla spalla destra. Talvolta restava soprappensiero con gli occhi levati verso il soffitto, oppure, socchiudendoli, guardava fisso davanti a sé e poi di nuovo si chinava sul tavolo, la testa poggiata alla mano e, con un movimento rapido, largo, copiava a matita, in un quaderno, qualche passo del libro. Osservandola, Juri Zivago trovava conferma alle sue antiche impressioni di quando l'aveva vista a Meljuzeev. "Non vuole piacere," pensava, "essere bella, attraente. Ha una sorta di disprezzo per questo aspetto della femminilità ed è come se volesse punirsi di essere così bella. Ma questa orgogliosa ostilità nei propri confronti non fa che moltiplicare il suo irresistibile fascino. Com'è perfetto tutto quello che fa! Legge come se questa non fosse la più alta occupazione dell'uomo, ma qualcosa di estremamente elementare, accessibile anche al mondo animale. Come se portasse dell'acqua o sbucciasse delle patate."-

Fin qui la riflessione, nella narrazione del romanzo, di Zivago su Lara. Poi leggiamo che pochi giorni dopo Zivago decide di andare a trovare Lara, di cui aveva sbirciato l'indirizzo nella scheda della biblioteca. Si imbatte in lei nel cortile davanti all'abitazione, accanto al pozzo, mentre sta riempiendo d'acqua due secchi per portarli in casa. Zivago le si presenta davanti, vuole aiutarla ma lei non accetta, lo invita invece con semplicità a seguirla e salire la scala esterna che porta alla sua dimora. Zivago la guarda, incantato:

"In biblioteca ho paragonato il trasporto con cui leggeva col calore e lo slancio di un vero lavoro, di un lavoro fisico. E, invece, porta l'acqua come se leggesse, con leggerezza, senza fatica. In ogni cosa ha la stessa naturalezza. Come se da tanto tempo prima, dall'infanzia, avesse preso lo slancio verso la vita e adesso, su quella spinta, tutto le venga fatto da sé, con facilità, con spontaneità. È una cosa che si avverte anche nella linea della sua schiena, quando si china, nel sorriso che le schiude le labbra e le arrotonda il mento, e nelle sue parole, nei suoi pensieri."

Per una donna vista così, un uomo può fare tutto. Anche rischiare di perderla per salvarla, come succede nel romanzo.

(Nella fotografia, Boris Pasternak e Olga Livinskaja, che ispirò allo scrittore il personaggio di Lara)