Circolo dei Libri

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10maggio
2019

"‹Georges Simenon

Adelphi

90 anni fa nasceva il personaggio di Maigret, creato da Georges Simenon: Jules Maigret, commissario alla testa della Police criminelle di Parigi. Gli anniversari sono retorici se non diventano occasione di memoria utile. Dunque: ben venga il novantesimo di Maigret per rigustare insieme il fascino dei "Maigret" e la capacità gigantesca di Simenon di creare attorno a un poliziotto tutta una geografia di luoghi e affondi psicologici, natura umana e paesaggi urbani, atmosfere, odori e colori, piogge e nebbie, autunni brumosi e chiarori primaverili. Sono oltre un centinaio di romanzi e racconti che lo scrittore belga-francese ha dedicato al suo commissario, da aggiungere alle decine e decine di romanzi d'altro contenuto (Simenon è lo scrittore, grande, più prolifico della narrativa contemporanea). I titoli con Maigret e gli altri escono da anni da Adelphi, che sta costruendo una poderosa collana simenoniana nella nostra lingua per chi non può gustare la pienezza dell'originale francese. Qui indichiamo la copertina di uno dei tanti "Maigret", uno dei più memorabili: ruota attorno alla ricerca di un misterioso aggressore mortale di donne a Montmartre, in una torrida, estenuata e vivida estate parigina: nel panico generale per l'assassino misterioso in libertà, Maigret deve inventarsi una "trappola" che lo attiri. In sottofondo emergerà il contorno di un segreto abisso psicologico nascosto, privato. Provo, in generale, a dire alcuni aspetti che fanno grande e unica la narrazione simenoniana di Maigret. Da una parte c'è il metodo deduttivo, intuitivo, usato dal commissario nelle sue indagini: sondare l'imprevedibile e spesso spiazzante traccia del profondo "umano" che c'è in ciascuno (anche negli assassini) per arrivare al nocciolo delle verità che la sua professione gli impone di cercare. Maigret cerca di capire, lavora come uno psicologo a tutto tondo, fra intuizioni psicologiche e percezioni quasi sensitive, sulle tracce, gli indizi e i sospetti. Il commissario cerca la verità ma poi non giudica: lascia i colpevoli alla Giustizia, spesso usa verso di loro una ombrosa e rispettosa compassione. Ma il fattore decisivo della scrittura di Simenon (qui parliamo dei "Maigret", altre profondità emergono poi negli altri romanzi) è la narrazione pura, la presa diretta sulla vita. Intanto, lui, Maigret: massiccio, dal carisma ruvido, spesso aggrottato, pipa sempre alla bocca o in mano, da sempre sposato senza figli con madame Maigret, la quale in cima alle scale della loro abitazione in Boulevard Richard Lenoir, quando lui arriva davanti alla porta lo precede socchiudendogli l'uscio, oltre il quale circolano odori buoni di pranzi o cene. E poi il suo rapporto d'autorità brusca ma anche paterno con la squadra dei suoi ispettori (Janvier, Lucas, Lapointe, Torrence, gli altri). E Parigi, la Parigi fra gli anni '20 e "˜70: le sue stagioni percepite dagli occhi e da tutti i sensi, i boulevards animati e i bistrot, le portinerie (abitate allora da portinai e portinaie umorali, chiacchieroni o scostanti, dove si annidano i pettegolezzi e gli indizi sui segreti drammatici o meschini che le case nascondono). Odori, scorci, luci, suoni, gusti, nelle pagine di Simenon ricreano Parigi, verissima.