Antonio Manzini
Sellerio
Avevamo lasciato, noi lettori anche di polizieschi di qualità, il vicequestore Rocco Schiavone messo molto male. Ferito gravemente in uno scontro a fuoco con dei malavitosi, Schiavone si ritrovava nell'ultima pagina di "Rien ne va plus" all'ospedale in un delirio quasi fatale. Preoccupati, ci chiedevamo se lo scrittore Antonio Manzini non ci avesse giocato lo scherzaccio di far morire il suo personaggio, come Conan Doyle aveva fatto molto tempo prima buttando giù Sherlock Holmes dalla rupe di una cascata svizzera a Meiringen. Paura rientrata. In "Ah, l'amore, l'amore", appena pubblicato da Sellerio, ritroviamo Rocco Schiavone pesto e con un rene in meno ma ben vivo e arrabbiato, in ospedale. Il caso vuole che proprio in quell'ospedale un paziente (un borghese facoltoso) muore sotto i ferri a causa di un fatale scambio di sacca sanguigna. Clamoroso errore medico, odor di scandalo. Ma l'annoiato vicequestore, confinato in una camera a due letti con un insopportabile compagno di degenza, fiuta qualcosa di storto. La vicenda si snoda quasi tutta in ospedale: ed è un ritratto magistrale - comico e compassionevole al tempo stesso - delle vite, della vita, dentro quella prigione bianca. Se però volete leggere con vero godimento questo romanzo e non conoscete ancora lo scorbutico vicequestore Rocco Schiavone, vale la pena di cominciare dall'inizio: si inizia con "Pista nera", su su fino a "Rien ne va plus". Rocco Schiavone è un romano verace spedito a fare il poliziotto nel freddo della Valle D'Aosta e lassù indagatore su delitti e soprattutto su storie e tormenti umani (uno poi, di tormento intimo, ne ha lui, doloroso nella memoria...). Schiavone è aspro, quasi rognoso, ma uomo vero: un poliziotto che ha cattivissimo carattere perché ha molto carattere. La lettura progressiva aiuta anche a capire la storia complessa e anche dolorosa del vicequestore, che è stato spedito per motivi disciplinari (l'uomo non è di presa facile) ad Aosta, lontanissima dall'aria romana che sa di scirocco e odori di cucina "de noantri" e abitata da amici veri anche se di dubbia reputazione. Schiavone non si rassegna al freddo alpino, contro il quale, testardo, si difende soltanto indossando un loden e calzando scarpe Clarks, che inzuppa di neve cambiando oltre dieci paia l'anno. Lui è strano, spesso silenzioso ma quando parla lo fa in modo abbastanza sboccato e manda volentieri a quel paese la gente; fa vita da single introverso anche se assesta qualche zampata arruffata e senza passione ad alcune donne locali. Ma lui sembra anaffettivo. Il fatto è che cova da solo un suo segreto doloroso: nel chiuso del suo appartamento valdostano spesso dialoga con una donna, Marina, che è assente. Dietro la mancanza letale di quella donna così importante sta un episodio, un mistero che di romanzo in romanzo prende vagamente forma e si svela in "7.07.2007". Rocco Schiavone è un antipatico che piace, un polizotto onesto che tuttavia non esita a compiere qualche furbata ai margini della legalità. Possiede un fiuto formidabile ed è schifato dalle scoperte del male umano in azione (lui ne sa qualcosa) fra delitti, corruzioni e ipocrisie sociali. Dietro il suo carattere impossibile - spesso da tirare schiaffi - batte un cuore ferito e vero, di forte tempra.
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