Circolo dei Libri

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31gennaio
2020

Miss Islanda

Einaudi

Una giovane donna islandese, nata nelle scarne, ventose, aperte e chiare terre contadine fra cielo e mare, intraprende un viaggio verso la capitale Reykjavík, dove intende abitare. Vuole diventare scrittrice, a tutti i costi. Vuole imparare a frequentare i caffè dei poeti e narratori febbrili che in quelle tane calde, al riparo dal gelo e dalla neve, bevendo e chiacchierando sotto l'alone delle lampade sognano ardimenti e glorie letterarie. È un cantico di iniziazione letteraria ma anche alla vita vera e adulta quello che la scrittrice Auður Ava Ã"lafsdóttir (già nota ai lettori di lingua italiana per alcuni romanzi tradotti da Einaudi: il più conosciuto è "Rosa candida") intona narrando le vicende di Hekla, la ragazza, cui il padre appassionato ossessivamente di vulcanologia e geologia ha dato il nome proprio di un vulcano fra i molti che fumano e di tanto in tanto eruttano in Islanda. Hekla è graziosa, e un uomo che viaggia con lei sulla corriera nel lungo viaggio verso la capitale, il quale è fra gli organizzatori del concorso nazionale islandese di bellezza, la esorta con insistenza a correre per la carica di Miss Islanda. Ma Hekla ha altre mire, più interiori. Lei ha una grande amica, a Reykjavík, sposata e mamma fresca, la quale pure coltiva il desiderio della scrittura ma deve fare i conti con le ambasce, gli obblighi, le distrazioni e i crucci della vita familiare di sposa e mamma (scrive quasi di nascosto, rubando ritagli di tempo). E poi Hekla ha un altro amico, generoso, buono e fragile, D. J. Johnsson, con il quale ha iniziato un abbozzo amoroso senonché lui è profondamente omosessuale anche se vuole un bene dell'anima a Hekla. La quale, accesa di candida ambizione letteraria, finisce per innamorarsi di un giovane poeta appena un po' più affermato di lei. Il quadro delle vite si muove, la trama di rapporti disegna incontri, separazioni, legami, speranze, decisioni. Hekla, che ha sensibilità, talento e tensione per la bellezza, è pronta a sacrificare tanto di sé per il compimento della sua generosa e forte ambizione di scrittura: e anche a sfidare i pregiudizi di una società moralisticamente un po' ottusa quale è quella islandese negli anni Sessanta in cui si svolge il romanzo. Al netto di qualche luogo comune e di qualche buonismo di troppo (perché nei romanzi "politicamente corretti" di oggi i diversi devono sempre essere soltanto buoni e generosi e specchiati, e le donne in gamba misconosciute dall'indifferenza dei maschi, eccetera?) la forza di questo romanzo sta nella ariosa musicalità della scrittura, nella lievità del tocco espressivo e soprattutto nella capacità di far vivere, con tratti quasi pittorici, la bellezza della terra d'Islanda maestosa e rada, fatta di grandi vuoti e grandi prati e pietre e incombere di cieli chiari e vasti e scorci di orizzonti di mare, e voli alti di gabbiani, e neve, e freddo, e giorni che si spengono nel pomeriggio verso le lunghe notti nordiche.