Alexander McCall Smith
TEA
La lievità intessuta di finezza e intelligenza, sul registro leggero ma mai banale, richiede sempre, per essere letteratura, la qualità. Eccola, la qualità, nella freschissima uscita dell'ultimo romanzo ("Il caffè degli uomini avvenenti") di Alexander McCall Smith, scrittore raffinato, colto, divertente. Se molti pensosi narratori italiani tentati dall'estetismo stilistico sapessero scrivere con la lievità, appunto, di Mc Call Smith, ne guadagneremmo tutti in piacere di lettura. Sul principio mi sostiene una bella frase del grande regista Ermanno Olmi: "Non vorrei che la forma prevalesse sulla sostanza, come accade in molte attività umane. Per esempio negli scrittori che fanno letteratura invece che narrare, ahimè!". McCall Smith narra alla grande e non fa letteratura accademica pur essendo profondamente colto. E' nato in Africa da famiglia scozzese e poi tornato a Edimburgo dove è stato anche professore di economia all'Università (oltre che appassionato suonatore di controfagotto in una orchestra di dilettanti). Il nuovo romanzo appartiene al primo dei tre cicli narrativi seriali di McCall Smith (la serialità in letteratura non è disdicevole, e va da Simenon a Elena Ferrante; importa verificarne la qualità, appunto). E' il ciclo africano, con la deliziosa detective nera, grassa e buona, Precious Ramotswe, che ha fondato l'Agenzia investigativa femminile Numero 1 del Botswana (peraltro l'unica) e affronta con cuore e saggezza alcuni nodi delle vite altrui (nessun delitto efferato ma piccoli fastidi, dolori, trame arruffate). Si sorride, ci si commuove. E viene fuori uno splendido paese africano. Si può tranquillamente leggere questo ultimo romanzo ma sarebbe meglio cominciare dal primo, "Le lacrime della giraffa". In quest'ultima vicenda c'è, fra parecchi altri spunti, l'enigma di una donna che ha perso la memoria e non sa nulla di sé ed è ospitata con generosità da una famiglia, la quale vuole risolvere il mistero. Ma lasciamo al lettore il gusto delle sorprese e ricordiamo piuttosto gli altri due filoni. C'è il ciclo edimburghese della raffinata Isabel Dalhousie, ricca di suo e direttrice di una rivista di filosofia che pochi leggono, la quale mette il naso con intelligente curiosità nelle vicende strane che intercetta intorno a lei. Il terzo ciclo è quello del caseggiato al numero 44 di Scotland Street di Edimburgo, dentro il quale, come appostato da fuori, lo scrittore scruta e quasi spia le vite quotidiane che vi si intrecciano. Ne nascono trame sottili e mescolate, fra perspicacia psicologica e humor anglosassone di finissima fattura. Il bello di questo ultimo romanzo "africano"èche in una pagina interna, all'inizio, i tre filoni vengono presentati con l'elenco cronologico di tutti i romanzi: un catalogo prezioso. Al lettore che voglia cominciare l'avventura di un viaggio divertente e intelligente partendo dall'inizio, non resta che di accomodarsi. Avrà piacere di qualità felicemente assicurato per alcuni mesi.
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