Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

09marzo
2019

J.D.Salinger

Einaudi

Nasceva 100 anni fa Jerome David Salinger, autore "quasi" di un "romanzo unico", "Il giovane Holden", del 1951. Nel 1952 un editore italiano, Gherardo Casini, lo pubblicò, con traduzione di Jacopo Darco, con il titolo "Vita da uomo"". Ma divenne celebre anche in Italia quando lo pubblicò Einaudi con la traduzione di Adriana Monti. 5 anni fa Einaudi ha proposto una nuova traduzione, di Matteo Colombo. Lessi "Il giovane Holden" da adolescente, in modo febbrile, e il libro mi lasciò un segno strano. Ne rimasi un po' conquistato ma anche turbato. E' il romanzo di una coscienza presessantottina, di una voglia libertaria di emancipazione generazionale, di uno strappo esistenziale fra la cupa ristrettezza di una famiglia-tipo americana del primo dopoguerra e il germe ribellistico di un diciassettenne in crisi scolastica. Holden Caulfield per l'ennesima volta ha delle grane per scarso rendimento nel suo college dal quale viene espulso e lui non lo dice a casa ma scappa e prende a girovagare con la valigia in mano vivendo una serie di incontri goffi e speranzosamente tesi alla ricerca di un guizzo di sicurezza e autenticità. Io avevo un fratello maggiore che proprio in quel periodo, senza fare l'Holden e senza andarsene via da casa, viveva in un certo senso quella sensazione di autonomia un po' ribellistica e frequentava amici fantasiosi e irregolari rispetto alle nostre quiete convenzioni. Io mescolavo tutto e ritrovavo nelle pagine di Salinger quella nostalgia di futuro, quel desiderio non del tutto espresso di imitare mio fratello e poi Holden nell'osare uno strattone. Ma dopotutto la lettura del romanzo mi lasciò un po' triste. Io, alla fine, solidarizzavo con la povera famiglia Caulfield che già aveva avuto la tremenda disgrazia di perdere un figlio di 11 anni morto di leucemia (e quel fratello torna spesso nei pensieri di Holden al punto di sembrargli talvolta ancora vivo). Poi c'è un fratello più grande che vive a New York e vuole fare lo scrittore e Holden ammira. Ma soprattutto mi piaceva moltissimo il rapporto che Golden aveva con la sorellina Phoebe, il personaggio che alla fine io preferivo (forse perché non avevo sorelle). Quando Holden è girovago a New York resta nondimeno collegato a Phoebe, anzi una notte torna a casa di nascosto e si insinua nella sua camera per chiacchierare a lungo prima di fuggire di nuovo. Alla fine, par di capire, Holden tornerà a casa, anche grazie a Phoebe. Almeno io lo speravo. Insomma, non avevo la vocazione del fuggiasco e nella mia famiglia, con i genitori e i miei due fratelli, io stavo bene. Le inquietudini adolescenziali me le giocavo dal di dentro. Quando, 9 anni fa, è morto Salinger, ho riletto il romanzo, ritrovandovi il fascino e il disagio che provai allora. E vi ho vista confermata la vena narrativa di una scrittura che condensa uno spirito ribellistico, uno slang particolare, una febbrile inquietudine di giovanili tormenti. "Il giovane Holden" è un libro importante, centrale, della narrativa americana del "˜900. Bello. Forse non tra i più grandi, ma questo è un mio parere personale.