L'altra donna
Einaudi
Pare (almeno così sostiene una delle protagoniste del nuovo romanzo di Cristina Comencini) che ogni donna custodisca nel proprio organismo interiore il DNA di ogni uomo con cui ha avuto una relazione. E può dunque succedere che se, poniamo, una donna diventa la compagna di un uomo che per per lei ha lasciato la moglie, lei si trovi a condividere, con quella moglie lasciata, un DNA in comune. Due donne, insomma, possono condividere dentro se stesse le tracce del passaggio (diciamo così) di uno stesso uomo. E quindi per ogni donna che viva un sentimento forte con un uomo ci può essere l'evocazione di una "altra donna", con cui si devono fare i conti, anche se quell'altra donna sta ai margini della vita attuale, consegnata a un tempo precedente. È questa la chiave d'avvio del romanzo, in cui troviamo una giovane donna, Elena, laureata fresca in economia, che si innamora di un suo professore molto più vecchio di lei e che per lei lascia la moglie Maria (che a dire il vero lui aveva già un po' tradito in precedenza, e insomma il matrimonio sembrava già un po' traballante). Fatto sta che Elena e Pietro inaugurano un ménage amoroso bello e dinamico (lei economista, lui pendolare fra Italia e Bruxelles, dove è eurodeputato). Ma dalle retrovie degli anni rispunta Maria, la moglie, la quale, in piena era di social-media, escogita uno spregiudicato artificio (una amicizia su Facebook richiesta sotto falso nome) per entrare in confidenza con la "nuova donna" dell'ex marito: con grande abilità Maria si confida un poco (rivela di essere separata da un marito che l'ha lasciata per una compagna più giovane ma cambia nomi e dettagli, depista i particolari) e soprattutto riesce a cavare da Elena moltissime indiscrezioni poiché la giovane donna, ingenuamente, rivela molte cose della sua bella storia con l'uomo più vecchio di lei di trent'anni. Infine Maria, non contenta dell'imbroglio via Facebook, si presenterà di persona, per vedere dal vivo la sua sostituta. La storia poi cammina lungo il filo di una trama abbastanza animata, ci sono di mezzo una amica in comune e anche la comparsa di un giovane figlio adulto di Pietro, pressoché coetaneo della fresca compagna del padre. Gli sviluppi narrativi sono un po' troppi ma Cristina Comencini riesce lo stesso, con lo stile nitido di una scrittura di indagine interiore (soprattutto nell'animo e nel cuore di Elena) a raccontare il cammino di una giovane donna verso la maturità completa di una età adulta, consapevole e libera. L'artificio iniziale dell'amicizia camuffata su Facebook è solo una furba invenzione di gusto contemporaneo che permette nondimeno di evocare l'eterna questione, in campo sentimentale, delle ombre (benevole, o ingombranti, o maligne) degli ex dentro le "nuove storie". Mi è venuta in mente, quasi a suggello di questa tesi centrale della Comencini, una frase densa che avevo annotato leggendo "La città e la casa" di Natalia Ginzburg: ""… pensavo che i matrimoni è ben difficili disfarli, ne rimangono sempre dei pezzetti sparsi, che ogni tanto sussultano e buttano sangue".
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