Circolo dei Libri

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15novembre
2019

Friedrich Dürrenmatt

Adelphi

Ecco una nuova traduzione (opera della svizzera Donata Berra) di uno dei più magistrali romanzi di Friedrich Dürrenmatt (1921-1990), "La promessa". L'ultima traduzione, ormai classica, era quella proposta da Einaudi, fuori commercio da quando Adelphi ha acquisito i diritti dell'opera omnia di Dürrenmatt e ha cominciato a ritradurne i maggiori titoli. "La promessa" è del 1958 e ha dunque appena compiuto 60 anni. È un "giallo, un poliziesco, dove c'è un delitto, dove si indaga. Ma l'autore nel sottotitolo ha voluto scrivere: "requiem per il romanzo poliziesco", con una delle sue spiazzanti provocazioni. Nel romanzo (peraltro breve) va in scena non soltanto una trama investigativa ma ci sono anche la vita, il male, gli ingorghi segreti dell'animo umano. E le carte della razionalità scompaginate dal caso. Lo scrittore coglie le ambiguità stesse e l'impotenza di ogni pretesa di indagine che voglia davvero fare giustizia fino in fondo e scoprire il colpevole di un delitto, la verità. Un dirigente a riposo della polizia zurighese racconta a uno scrittore di romanzi polizieschi (il quale ha appena tenuto a Coira una conferenza sul romanzo giallo) la storia di un proprio ex investigatore, uno dei migliori poliziotti che lui abbia mai diretto, il commissario Matthäi, che di fronte a un delitto efferato e all'apparente scoperta del colpevole, si ostina a cercare la "verità vera" e per anni non molla l'osso della sua "promessa": assicurare alla giustizia (ma soprattutto a chi soffre per il tremendo dolore arrecato dal male) il vero colpevole. Ma le cose, nella vita, dice l'ex capo della polizia, non vanno mai come nei romanzi polizieschi... Comunque il commissario Matthäi, seppure di fronte al buio totale delle indagini, non demorde: ha pronunciato la sua "promessa. E se ne imbeve fino a cambiare il proprio passo d'esistenza. Alla fine la realtà dei fatti, l'intelligenza delle intuizioni e la costanza dell'impegno non possono non portare al vero: nei gialli, perlomeno; poi, nella vita, si sa, l'insidia ineffabile del caso non ha nulla a che fare con la logica trama di un romanzo giallo ma spariglia le ipotesi e i tempi contro ogni calcolo delle probabilità. La relatività di ogni costruzione razionale di stampo poliziesco classico (da qui il sottotitolo "requiem per il romanzo poliziesco") non toglie al libro di Dürrenmatt il fatto incontestabile di essere un grande romanzo giallo. Perfetto negli incastri deduttivi e psicologici degli sviluppi d'azione e di inchiesta, il romanzo evoca, con una prosa secca, osservatrice, razionalmente amara, le atmosfere grigie di fredde lande svizzero tedesche, paesaggi di periferia urbana desolante. E indaga con aspra lucidità i meandri della psiche umana, disvelando il male in azione ma anche la vocazione alla resistenza del bene sotto forma di rispetto morale per la verità. Che poi questa resistenza coincida sempre con uno scontato lieto e giusto fine, resta tutto da vedere.