Colin Dexter
Sellerio
L'ispettore Morse, ruvido e scostante, intelligente e umorale, poliziotto di Oxford, si muove nel suo mondo british di nebbie e di pub, coltiva una eccezionale mente razionale e un più irrazionale gusto per i bicchieri in eccesso e per le donne sbagliate, ama la musica di Wagner e i misteri. Stavolta l'ispettore va in vacanza, nel Dorset. In un bar dà un'occhiata al Times e scopre un annuncio, pubblicato su iniziativa della polizia: uno strano poema che parla di una ragazza e di un bosco. Morse, che ha intuito finissimo, capisce che decifrando bene quell'annuncio si potrebbe forse arrivare a risolvere il mistero della "fanciulla svedese", una ragazza scomparsa un anno prima. E l'inchiesta riparte alla grande. Mi fermo qui sulla trama, che lascio al piacere dei lettori. Il giallo, o poliziesco, è un genere letterario. Se ha qualità di stile, atmosfere, caratteri e stoffa narrativa, ha valore letterario e basta, indipendentemente dal genere. E' il caso di Colin Dexter, che è considerato un "grande", appunto, del poliziesco.
In Italia Dexter per anni fu pubblicato nella collana dei Gialli Mondadori (il cui colore ha fatto nascere il termine "giallo" per dire poliziesco), diffusissimi e popolari. Da alcuni anni la raffinata casa editrice Sellerio ha sdoganato Dexter nel territorio letterario, a giusta ragione. Colin Dexter ha inventato il suo personaggio seriale, l'ispettore Morse, appunto. L'ultimo romanzo (cui ho fatto cenno) è appena uscito, si intitola "La strada nel bosco". Può essere letto subito, s'intende. Però se un lettore volesse fare la conoscenza con ordine di questo investigatore anomalo, farebbe bene a seguire la cronologia: "L'ultima corsa per Woodstock", "Al momento della scomparsa la ragazza indossava", "Il mondo silenzioso di Nicholas Quinn", "Niente vacanze per l'ispettore Morse", "L'ispettore Morse e le morti di Jericho", "Il mistero del terzo miglio", "Il segreto della camera 3", "La fanciulla è morta", "Il gioiello che era nostro". E scoprirà l'intelligenza solidissima di questo ispettore che inclina verso le donne e verso l'alcol, "un uomo con la pancetta, piuttosto stempiato, sul lato cimiteriale dei cinquanta con quegli orrendi peletti che iniziavano a spuntargli dalle orecchie". Morse ha una passione per gli incastri enigmistici (che non per nulla rimandano alla parola "enigma"). L'autore ci mette del suo: infatti Norman Colin Dexter, 76 anni, già docente di latino e greco e da sempre appassionato di enigmista (tiene una popolarissima rubrica di parole crociate su un giornale inglese) ha prestato la sua passione alla propria creatura letteraria. L'ispettore Morse condensa su di sé una buona dose di humor britannico, un certo smaliziato cinismo di chi già è un po' estenuato dalla vita e una erudizione robustissima (è fra l'altro un grande appassionato di Wagner e di letteratura). Personalmente di questi gialli oxfordiani apprezzo, più della ferrea trama (che pure attrae per lucidità deduttiva) le dense atmosfere piovose, le brume, l'alternanza di whiskey e tè, le felpate stanze accademiche e i vocianti pub birrosi, le case grigie o di mattoni rosso scuro, l'odore di foglie bagnate d'autunno. E poi mi intriga Morse, con quella sua stanchezza esistenziale che tuttavia avverte ancora la seduzione dell'intelligenza, dell'estetica e dei sensi. Come ogni buon poliziotto letterario, anche Morse ha un suo secondo, un "sergente di spalla", il fedele Lewis, che fa da parafulmine, consigliere e attendente al suo imprevedibile e umorale capo: un classico della narrativa gialla (dal Watson di Sherlock Holmes fino all'Archie Goodwin di Nero Wolfe"). La popolarità dell'ispettor Morse, fra l'altro, ha avuto in Gran Bretagna un'impennata quando la BBC ha tratto, dai libri di Dexter, una lunga e seguitissima serie televisiva.
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