Circolo dei Libri

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21luglio
2017

Tchingis Aitmatov

Marcos y Marcos

Ecco un racconto esile, struggente, sensibile come una musica delicata: una storia d'amore nella steppa. Marcos y Marcos, nelle raffinate edizioni tascabili miniMARCOS, ha ripubblicato un romanzo che compie 60 anni: "Melodia della terra (Giamilja il titolo originale in russo, usato anche per la prima edizione italiana di anni fa e messo ora come sottotitolo). Un racconto intenso, dipinto con i colori forti di un post-romanticismo trasmigrato nella steppa kirgisa della Russia asiatica in epoca sovietica. Di questo libro Louis Aragon scrisse che "è la più bella storia d'amore del mondo". Giamilja è una ragazza della Kirghisia, sposata in fretta da pochi mesi a un giovane che è dovuto partire soldato in guerra contro i tedeschi. Vive dentro un complesso di dimore contadine assieme ai suoceri e ai parenti, in attesa del ritorno del marito e degli altri giovanotti sotto le armi. Giamilja è vivace, diligente, delicatamente ribelle e orgogliosa, bella. Arriva al villaggio, reduce dal fronte e zoppicante per una ferita di guerra, Danijar, giovane silenzioso, malinconico, strano, che sembra portare nel cuore una nostalgia segreta, un suo rovello. La dolcezza d'amore (insidia, languore, tentazione, richiamo?) è in agguato"… La trama ha il suo percorso, appassionato e incantato, soprattutto se visto dagli occhi del ragazzo narratore, cognato adolescente di Giamilja e inconsciamente innamorato pure lui della ragazza. Sontuoso il paesaggio kirghiso, con le sue luci di tramonti infuocati e albe fresche, l'orizzonte ondulato di colline remote, la polvere e la vastità sacrale della steppa. Aitmatov, di cui è più noto il capolavoro "Il battello bianco" (Mondadori), morto a 80 anni nel 2008, è scrittore di grande forza, tutto proteso al canto della sua terra antica e carica di bellezza sua, indomita: di cultura islamica e rurale, ha saputo mantenersi una fisonomia propria nonostante l'arrivo del potere sovietico. Pacifista ed ecologista in anticipo sui tempi, riuscì ad avere un rapporto di tranquilla convivenza con il governo sovietico (presiedette anche, ai tempi del disgelo, l'Accademia sovietica degli scrittori) forse perché di fatto fu sempre il cantore della ricchezza lirica della sua terra e dei trasalimenti interiori dei sentimenti, senza affondi di critica politica. Questo libretto, ha ragione Aragon, è una bellissima storia d'amore.