Romolo Bugaro
Marsilio editore
Ecco un romanzo italiano nuovo, bello. Siamo negli anni '70, a Padova. Alcuni ragazzi adolescenti si ritrovano ogni giorno in gruppo, girovagano in Vespa, sostano in bar di riferimento e angoli di piazza, talvolta risalgono le colline fuori città. Appaiono ancora in boccio, sono perlopiù studenti, spesso annoiati ma anche accesi di inquiete speranze. Fanno un po' clan, si rassicurano mutualmente. Nasce una di quelle amicizie giovanili solidali, affettive, arruffate ma profonde, con termini gergali di identificazione. Naturalmente i maschi adocchiano le ragazze, sentimentalmente e concretamente praticano poco ma sognano molto. E' la loro stagione dorata, indimenticabile. Si fraternizza, si litiga, ci si innamora, fra baldanza e malinconie. Arrivano gli anni della virulenza politica, fra destra e sinistra estreme, illusioni rivoluzionarie o d'ordine, anni di piombo sullo sfondo. "Ma non c'è stata nessuna battaglia", dopotutto Quei ragazzi che impennano le loro Vespe e i loro ciclomotori e ascoltano i brani rock del momento non sono troppo afferrati dalle ideologie politiche, sono piuttosto pigri e stiracchiati e nondimeno vitali, avvolti nelle spire dei sogni, delle confuse speranze, degli istinti freschi. Poi i destini di quei ragazzi si sfilacciano, ognuno ha esiti diversi, gli anni e i decenni passano. Resta la nostalgia profonda di quell'eldorado giovanile, di quel calore ruvido, vitale. In particolare c'è un pomeriggio preciso, colorato da una dolce luce di sole, che rimarrà vivido, scolpito nella memoria, quale paradigma di quella felicità adolescenziale bella, inquieta, qua e là ferita, perduta. Oppure, ancora, c'è una notte estiva calda e stellata, sulle colline dietro Padova, nei ritmi di una balera e nelle pasticciate inquietudini amorose. Il balzo in avanti di decenni mostra le cicatrici o i segni d'avventura di destini imprevisti - non certo quelli sognati - e conferma che fra i disordinati e cari presentimenti dell'adolescenza e il compiersi delle cose, del tempo, esiste uno iato che appartiene al mistero dei destini, della vita. Romolo Bugaro, scrittore 57enne, narra questa "ricerca del tempo perduto" in atmosfera padovana e le derive degli anni con linguaggio vivido e intenerito e intreccia le varie stagioni, gli anni e i decenni in una mescolanza che induce il lettore a divertirsi, a immalinconirsi, a percepire l'inesorabile trascorrere del tempo.
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