Richard Ford
Feltrinelli
Un uomo, divorziato, risposato, pensionato, ammaccato da malanni, verso i settant'anni vede un uragano abbattersi sulla costa di mare americano dove un tempo ha abitato felice. La rovina di case e luoghi è come un avvertimento, uno sgomento, un invito a ripensare la propria vita, i propri rapporti. Lui è amaro, incasinato, ha molta storia alle spalle, affetti difficili ma anche qualcuno vero"… Cosi si potrebbe tentare una sintesi dell'ultimo romanzo di Richard Ford, 74 anni, uno dei maggiori scrittori statunitensi, di oggi. Ford è un po' un Philip Roth alla sua maniera: ironico, disilluso, qua e là feroce, incerto sui valori veri e su quelli fasulli, infine per fortuna provvisto di un tocco di residua, compassionevole umanità. Nel frattempo è uscito anche un libro di narrazione ma che non è un romanzo bensì una rievocazione autobiografica dei propri genitori("Tra loro": video e recensione nel nostro sito). Ma "Tutto potrebbe andare molto peggio" è di fatto il più recente (e si spera non l'ultimo) romanzo di Ford e compone la quadrilogia avente quale protagonista Frank Bascombe (il primo, "Sportswriter" era uscito trent'anni fa, sono seguiti "Il giorno dell'indipendenza" e "Lo stato delle cose". Ci sono poi altri suoi titoli, il più celebre dei quali resta "Canada"). Frank Bascombe, come abbiamo detto, viene colto questa volta nello scricchiolare malinconico e umorale di corpo e anima, sul far della sera della vita, quando l'uragano diventa occasione e simbolo di rivisitazione di una esistenza senza troppa gloria, un po' tormentata e un po' fiacca, non priva di slanci e di delusioni. La vita, insomma. Bascombe riflette sul vivere e il morire, sulla malattia e la decadenza del corpo. Quando il fieno in cascina degli anni è tanto, per forza di cose tutta quella memoria contiene anche pagine difficili, ammaccature anche pesanti. Il tempo crea piccoli disfacimenti, talvolta drammi seri. Come la perdita per malattia del figlio Teddy, o il rapporto non facile, intermittente, con due figli adulti, che vivono lontano. Frank, accasato con una nuova donna, torna a far visita, con qualche regolarità, all'ex moglie Anne (con la quale ha concepito e avuto il figliolo morto) la quale, in una casa di riposo elegante e agghiacciante, è malata del morbo di Parkinson: la vita davvero non riluce qui di grande brillantezza, per il povero Bascombe. Per fortuna da qualche incontro umano sprizza ancora, in modo flebile, una scintilla buona. Che sia questo tutto ciò cui possiamo ambire, nei tempi supplementari dell'esistenza? Poi c'è il tempo, il tempo che passa e lenisce. Riflette Frank Bascombe: "Una ferita che non senti non è una ferita. Il tempo aggiusta le cose, quasi sempre". La scrittura di Ford è amara e comica, accesa, irrispettosa, ilare e drammatica, nitida nelle descrizioni di umanità e luoghi.
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Einaudi, Mondadori