Circolo dei Libri

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03novembre
2017

"‹Beppe Fenoglio

Einaudi

"Una questione privata" è un romanzo breve, compatto e molto bello di Beppe Fenoglio. Uscì postumo nel 63, pochi mesi dopo la morte dello scrittore. Il romanzo si innesta su una esperienza vera: uno struggimento d'amore del giovanissimo Fenoglio trasposto nel romanzo (per sublimarlo, addolcirlo nella malinconia dell'immaginazione liberante?). Dunque: Milton, partigiano studente, sta combattendo sui monti la sua lotta clandestina. Nell'animo porta il suo innamoramento per Fulvia, con cui ha avuto un rapporto di profonda amicizia: lui era ed è cotto, lei lo ammirava ma quasi sicuramente non lo riamava. Lui le parlava bene, le raccontava di libri, scrittori, vita, le mandava lettere bellissime che lei adorava leggere. Fulvia stava in una villa appena fuori Alba ed è lì che Milton la frequentò (sperando nell'amore di lei, senza troppo esito). Attorno a loro si aggirava anche Giorgio, amico di entrambi. Poi Milton parte per la lotta partigiana. E anche Giorgio. Milton nelle lunghe notti all'addiaccio si strugge per Fulvia, la pensa e la ama. Un giorno arriva per caso alla villa dove stava lei, nel frattempo sfollata. Ci sta solo la custode, che insinua nell'animo di Milton il sospetto che Fulvia abbia amoreggiato con Giorgio. Il tarlo corrode Milton, che vuole sapere: non per agire o punire, soltanto per sapere, per mettere il cuore in pace. E cerca fra i compagni Giorgio, non per volergliene, solo per sapere. Ma Giorgio è stato catturato dai fascisti ed è prigioniero. E allora Milton parte in spedizione accanita, solitaria, alla caccia di un nemico da catturare per poterlo scambiare con Giorgio e finalmente sapere la verità su Fulvia. La nervatura privata, segreta, si intreccia con quella civile della lotta, in una unità epica che ridice i temi mitici dell'amore e della guerra. Ed è tutto un camminare dentro piogge e freddo e nebbie, un fuggire, nascondersi, costeggiare abitati di notte per ottenere un po' di cibo da contadini solidali ma impauriti. E poi agguati, spari, camion su strade di fango, incontri, paure: ma Milton deve sapere. Oggi sappiamo che Fulvia è esistita davvero con un altro nome (lo ha rivelato anni fa il giornalista e scrittore Aldo Cazzullo, conterraneo di Fenoglio), anche se il romanzo cambia le vicende, e fu una ragazza intensamente amata da Beppe, non riamato. Si chiama Benedetta Ferrero, detta Mimma. Beppe si era perdutamente innamorato di lei, che racconta: "Avevo quindici anni, Beppe mi corteggiava. Mi piaceva passeggiare e chiacchierare con lui; mi piaceva sentirlo parlare, aveva una grande cultura. Ma non mi sentivo attratta fisicamente da lui, glielo dicevo sempre". E lui le scriveva appunto lettere bellissime. Ma non lo amava, glielo disse. E lui allora, amareggiato, le disse: "Se è vero che non t'importa nulla di me, allora ridammi le mie lettere e giurami di non ricopiarle" (già, non esistevano le fotocopie, allora). Mimma consegnò le lettere a un prete amico di Beppe (quello che benedisse la bara dello scrittore, come lui aveva chiesto, in un funerale laico come lui aveva chiesto). E di quei fogli non si seppe più nulla. Mimma si sposò con un altro, abitò altrove, Fenoglio ne ebbe un gran dolore, dopo alcuni anni lei di passaggio ad Alba con la sua bambina incontrò per caso lo scrittore, il quale salutò la madre (che gli presentò la piccola) e lui sorridendo mestamente a madre e figlia disse alla bambina: "tu sei Luisa, io sono Beppe" e se ne andò: un ultimo guizzo affettivo, una malinconia ruvida. Vent'anni dopo quella stessa Luisa si laureerà con una tesi su Bebbe Fenoglio: i fili misteriosi del caso. Mimma, rimasta vedova alcuni anni fa, si è confidata con Aldo Cazzullo: "Sono io la Fulvia perduta. Gli volevo bene, non lo amavo". Di questo amore non sarebbe rimasto nulla nella scia del tempo se Fenoglio, scrittore vero, non ne avesse celata la storia vera dentro un romanzo bello, teso. E in qualche modo quell'amore vive per sempre.