Circolo dei Libri

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02maggio
2016

Kent Haruf

NNE (Enne Enne Editore)

"Temo di non avere buone notizie per lei", dice il dottore nelle prime tre righe del romanzo a un anziano negoziante di ferramenta che aspetta di conoscere l'esito degli esami clinici. Si capisce subito che Dad Lewis non ha molto tempo da vivere. Sembrerebbe tutto scontato e neppure troppo invitante. Invece si scopre quanto sia prezioso il tempo con una scadenza (vale per tutti, sempre: ma quando la scadenza è ravvicinata le cose cambiano). I giorni, le ore i pensieri, le parole e i gesti assumono intensità, bellezza e drammaticità dentro un alone di malinconia, tenerezza e affetti. Mary, la moglie, e la figlia Lorraine che torna da Denver danno vita a una stagione unica, irripetibile. C'è nel romanzo questa cosa che urge, questo amore alle persone care, questo accento più luminoso, più stringente di umanità che già ci commuove, senza sentimentalismi. In più Haruf con le sue essenziali pennellate narrative precise, senza un colore di troppo, senza un aggettivo in eccesso, senza nessuna complicazione espressiva, ritrae un mondo vivido: quello rurale dell'America profonda, diciamo anni Sessanta o giù di lì. E' un mondo che sa di antico ma è anche precario, tutto sta per cambiare. Il vecchio Dad, malato ma attento, si confida con l'inquieto pastore protestante che lo va a trovare: "La gente oggi? Siamo diversi, oggi? Non so. Abbiamo più comodità, facciamo molte meno attività fisiche. Non andiamo nemmeno più in veranda quanto ci andavamo prima. Ce ne stiamo sempre là. A guardare la tv. Le persone sono diventate niente altro che tv". La moglie soggiunge: " Nelle sere d'estate i miei si sedevano sempre fuori. Me lo ricordo bene". E la figlia: "Si faceva ancora quando eravamo bambini". Ecco, quello è un mondo dove Dad e Mary ancora indugiano fuori casa, nelle sere d'estate, dopo una giornata di afa, intenti a godere l'esilissimo filo di brezza, con intorno il nero vasto della notte che viene, poco più in là le poche luci fioche dei lampioni, ""…Dopo una cena tranquilla andarono a sedersi in cortile, sulle poltroncine da giardino, a guardare il cielo che avvampava e poi diveniva scuro sul vasto, piano, basso orizzonte". C'è anche un po' di torpore, nella gente: "Le persone non vogliono essere disturbate. Vogliono rassicurazioni. Non vengono in chiesa la domenica mattina per pensare a idee nuove né tanto meno a quelle vecchie e importanti. Vogliono sentirsi ripetere quello che gli è sempre stato detto, soltanto con qualche piccola variazione, poi vogliono tornare a casa a mangiare l'arrosto di manzo e dire che è stata proprio una bella funzione e sentirsi soddisfatti".