Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

16maggio
2009

Thomas Reid Pearson

Ed. Elliot (Narrativa straniera)

Si sente odore di Mark Twain in questo romanzone voluminoso ma di ariosa lettura che ti avvolge in un suo ritmo circolare come se si trattasse del soffio delle stagioni e del fascino di racconti sempre diversi e sempre uguali narrati la sera davanti a un fuoco o dondolandosi sulla veranda di legno. Thomas Reid Pearson ha 53 anni, ha scritto una decina di romanzi e questo è il suo primo, che gli diede la notorietà e un vasto consenso di critica. In effetti vengono in mente Huckleberry Finn e Tom Sawyer leggendo di Luis Benfield, ragazzetto del North Carolina e dunque del sud degli Stai Uniti, il quale possiede anche, qua e là, il pungolo ironico dell'Holden Caufield del "Giovane Holden" di Salinger. Ma lasciamo pur stare le analogie, sempre un po' forzate, e diciamo allora che questo romanzo ha il ritmo e i colori di una vera ballata americana e sembra di sentire persino la cadenza fra il blues e il country in questa epopea minuta microsociale di quotidianità familiare. Teatro del romanzo è il piccolo paese di Neely, dove vive appunto Louis, il quale dà voce ai punti di vista dei genitori ("il babbo dice, la mamma osserva, il babbo soggiunge", eccetera) per dipanare tutta una trama di piccoli eventi, sentimenti, personaggi eccentrici, manie e bisticci, candori e tenerezze. C'è molto umorismo in queste pagine, risolto con il piglio della familiarità allusiva, della caricatura bonaria, dei piccoli vizi e delle originalità spiati con accortezza narrativa. I gesti e gli eventi minimi di una assonnata quotidianità assumono significato e forza in una sorta di magia narrativa che tocca le cose e le trasforma, creando una quieta epica realistica. Qui siamo nell'America profonda, nel sud di "provincia" dove l'ironia e la quieta indolenza danno vita a storie di ordinario fascino che ti portano con sé, fra tocchi di grazia e risate aperte (il lettore ride, intendo). A un certo punto forse la storia, anzi le storie si avvolgono un po' troppo su sé stesse, quasi a mimare la ripetitività infinita delle sommessa recita giornaliera del vivere. Siamo negli anni '50 e '60, l'America laboriosa e speranzosa sogna i propri voli ma a Neely la grande storia non conta: qui conta il battito saporito delle ore locali e dei grovigli ben noti di personaggi e sentimenti. Tutto fa avveniment non soltanto, per esempio, la vicenda della scimmia dispettosa che appartiene a una aggraziata zitella di buone maniere, ma anche il memorabile evento di zia Willie che finalmente si decide, per non dover diventare vegetariana, a farsi una dentiera: "naturalmente zia Willie non poteva permettersi un dentista normale, ragion per cui è finita tra le grinfie di un losco nero che si chiamava Janks Alison"…". In "Breve storia di una piccola città" T.R. Pearson mette sulla pagina tutte le risonanze della tradizione orale e popolare trasformate in una sapiente commedia di campagna.