Circolo dei Libri

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12novembre
2021

Alessandro Piperno

Mondadori

Un ragazzo romano, figlio di un padre generoso e volubile e poco affidabile in quanto a soldi e lavoro, e di una madre insegnante più rigorosa ma anche un po' indecifrabile, si incammina dentro la vita che gli sta davanti e dentro un romanzo lungo e poderoso, modellato nella pasta complessa e densa della scrittura di Alessandro Piperno, che già ha alle spalle corposi romanzi e qui si conferma narratore impegnativo e contagioso. Cui non si rimane indifferenti. Siamo, di nuovo, in un groviglio di famiglie, di famiglia. Appare anche qui, abbastanza presto, l'appartenenza ebraica come cifra connotativa e costringente di una graduale conoscenza, da parte del ragazzo, di un mondo cui egli non sapeva di appartenere ma poi lo saprà e ci dovrà fare i conti. Soltanto quando ha dieci anni scopre con qualche sgomento di essere ebreo per parte di madre, la quale sino a lì gli aveva taciuto quella appartenenza, che lei peraltro aveva abbandonato totalmente. E invece no, i lacci di cotanta radice si riallacciano in modo sorprendente e spiazzante, e tutto cambia. Il romanzo è dunque la concentrazione densa di una storia familiare complessa, complicata, febbrile, italiana ed ebraica, fra Roma e New York, colta dallo sguardo curioso, ferito, indifeso e per questo anche menzognero di un ragazzino (poi adolescente, poi adulto) su un groviglio parentale di destini, amori, bugie, ambiguità.

L'appartenenza materna a un giro familiare ebraico e altoborghese costituisce una ulteriore frattura (di carattere, cultura, temperamento) fra madre e padre del ragazzo, che viene emotivamente dissezionato in una sofferta lacerazione. Poi c'è di mezzo l'impeto dei sensi e degli innamoramenti, con la scoperta di nuovi parenti e cugini, e in particolare con l'ineffabile fascino femmineo e intellettuale di una cugina che prende sul serio tutto, la vita e i libri e la sua profonda appartenenza culturale. Il ragazzo cresce, diventa giovanotto e uomo, la sua avventura esistenziale, fra piaceri e turbamenti, viene investita dal tumulto identitario: l'insicurezza smarrita induce alla bugia di copertura e salvezza, l'ambiguità si insinua come un veleno nella quotidianità. E del resto è ambigua la figura forte, dominante, dello zio Gianni, alto, bello e ricco, generoso solo quando vuole e testardo ed esibizionista, presunto seduttore, manipolatore sottile. Il suo è forse il personaggio più inciso a forti tratti dentro il romanzo, un paradigma e un enigma al tempo stesso. Perché poi, se il libro ha una sua intricata vicenda personale di sentimenti e destini turbati, sullo sfondo c'è anche il disagio forse inconscio di una borghesia ebraica italiana che in alcune sue componenti vive a sua volta l'esperienza di una insicurezza psicosociale. Il giornalista ed opinionista Pierluigi Battista, in un suo scritto su "Hufftington Post" dedicato al romanzo, mette in risalto anche proprio "quella particolarissima incertezza tra i richiami dell'assimilazione e la rivendicazione di una identità separata, tra l'ansia di normalità e l'impossibilità di essere normali spezzando le catene del ricordo della Shoa, dei rastrellamenti e delle persecuzioni". Tutto questo intricato nodo familiare, sociale e culturale è narrato con la forza di una scrittura che si addensa e si distende, si infila in lunghi periodi, assume mimeticamente le gergalità giovanili e della contemporaneità quotidiana ma compie affondi di riflessione nel profondo del presente e del passato. Forse il flusso febbrile delle parole e dello stile (nostalgia di grandi autori americani ebrei come Bellow, Roth, Malamud?) prende ogni tanto la mano a Piperno, il quale avrebbe potuto tagliare alcuni allunghi e sorvegliare qualche barocchismo espressivo intinto nell'alibi del linguaggio odierno. Ma l'insieme stilistico, espressivo e drammaturgico di questo romanzo ha il respiro sontuoso di un fiume in piena che lambisce le rive del tempo e le ferisce, si allarga, travolge, prosegue verso il delta dei destini personali. Tant'è vero che chi comincia a leggere non vuole smettere più.