Circolo dei Libri

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11gennaio
2019

Gaetano Savatteri

Sellerio

Gaetano Savatteri è un giallista che possiede "vis comica" e graffio di satira. Ha inventato un bel personaggio seriale, il giornalista e scrittore sfaccendato e impigrito Saverio Lamanna, siciliano verace con scorribande su al nord (vedi video e recensione su "La fabbrica delle stelle"). Come ogni buon investigatore (suo malgrado) Lamanna ha un suo "secondo", il ruspante conterraneo Peppe Piccionello (un nome, un programma), personaggio semplicistico con punte di sapienza, ricco di spropositi e ingenue cafonate. Il dialogo fra i due è a dir poco spassoso. Ecco ora un altro romanzo condito di bollicine di humor con filigrana di intelligenza. Kolymbetra è il nome del lussureggiante giardino millenario che sta nella sontuosa valle dei templi di Agrigento. E lì che viene trovato un mattino il corpo di un uomo: "Di sicuro c'è solo che è morto", ironizza Lamanna. Morto ammazzato. Il morto è, anzi era, un famoso professore di archeologia, che amava "sentire il canto" delle pietre gialle e porose delle maestose rovine agrigentine. Al mistero del delitto si aggiunge quello della scomparsa di alcuni parenti siculi di Piccionello: la trama è tutta da scoprire. Il valore aggiunto della scrittura di Savatteri sta nel piglio divertito, nell'umorismo acceso, nei dialoghi comici. C'è, sottesa, anche un nervatura di rimandi e citazioni che costituisce una specie di gioco ulteriore per il lettore. Il quale può oppure no riconoscere tutti gli indizi (integrati armoniosamente nel testo), dipende dai suoi saperi sedimentati, dall'età, dalle rimembranze scolastiche. Con registri volutamente alti e bassi. A pagina 34 : "A occhi chiusi ancora penso come può uno scoglio arginare il mare, questione tuttora irrisolta dopo mezzo secolo". Lucio Battisti... Appena più sotto, il rimando è colto, sottile. A Piccionello che gli dice da siciliano esausto: "Sono fatto vecchio", Lamanna risponde: "E' vero, siamo vecchi, Chevalley, vecchissimi". E qui si acciuffa il ricordo del Gattopardo, del quasi monologo in cui il principe Fabrizio spiega al piemontese Chevalley, conquistatore sabaudo ospitato con magnanima accoglienza nella magione gattopardesca, quanto sia antica la stanchezza siciliana"… A pagina 73: "Il navigatore mi conduce giù verso il mare, poi lungo la strada che costeggia la collina dei templi segnata da pini mediterranei in duplice filar, quasi in corsa giganti giovinetti, fino alla rotatoria sotto il Tempio di Giunone". Per chi ha mandato a memoria a scuola "Davanti San Guido" di Carducci, l'evocazione è facile. Due righe più sotto: "E' una giornata di sole, la primavera d'intorno brilla nell'aria, stasera arriva Suleima"…". La citazione qui è leopardiana. C'è insomma tutto un gioco di indizi culturali, dal pop alla grande poesia, che intriga il piacere di lettura. Dove si hanno dei vuoti, soccorrono Google e Wikipedia"… Affiorano anche pennellate più dense: "All'ombra dei ficus magnolie del bar Patti a Porta di Ponte, all'inizio di via Atenea, da dove prima o poi passano tutti gli agrigentini, c'è fresco e la lentezza di una città antica e decadente: è il bello della provincia meridionale, tutto sembra già avvenuto e passato, sia il meglio che il peggio. E ciò dà un certo conforto". Savatteri finge di fare il comico ma in realtà è uno scrittore serio.