Circolo dei Libri

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02novembre
2018

Anne Tyler

Guanda

Torna in libreria Anne Tyler, 76 anni e 22 romanzi, 10 milioni di copie vendute in tutto il mondo, con assoluto rigore di scrittura. Chi ne ha amato i libri inconfondibili (uno stile minimalista, una attenzione minuziosa per i dettagli, i piccoli scarti di umori, gesti, luci) ritrova il solito "gusto" tyleriano e la sua lezione narrativa: il battito sommesso della quotidianità snoda adagio adagio le enigmatiche piste dei destini e la complessità sfuggente dell'esistenza. Qui, tuttavia, assieme alla conferma di uno smalto ormai classico di scrittura affiorano, da guardare nondimeno con indulgente simpatia, alcune debolezze. La danza dell'orologio, uscito quest'anno in originale e subito tradotto da Guanda, che negli anni è andato pubblicando tutti i romanzi della scrittrice di Baltimora, si costruisce su un ingegno narrativo-temporale. All'inizio scopriamo Willa, Willa Drake, la protagonista del romanzo, nel 1967, quando è una bambina di undici anni, con una sorellina, un padre buono, mite professore con gli occhiali, e una madre difficile, di carattere instabile, in alternanze umorali di affetto e irritazione. Poi, ecco un salto di dieci anni, Willa sta al college e un week end torna a casa per presentare alla famiglia il suo boy friend: imbarazzi, gentilezze, diffidenze, nervosismi. E poi, dopo il 1967 e il 1977, ecco un altro salto, questa volta di vent'anni, nel 1997, e infine un altro balzo di altri vent'anni, siamo al 2017, ai nostri giorni (e qui si tace sul cammino della trama, come sempre). Si capisce bene quindi come Willa sia inquadrata e quasi sorpresa dalla narrazione di Tyler in fasi della sua vita, quasi come affondi di un assaggiatore esistenziale. E allora si compie una commistione singolare di narrazione: i piccoli gesti, gli umori, i dialoghi, il sapore dei minimi riti della quotidianità in presa diretta si sommano adagio e alla fine vanno a comporre il quadro complessivo di una esistenza, con i suoi snodi ed epiloghi ma anche con i suoi enigmi irrisolti. Qui voglio solo dire che Willa, sin da bambina e poi da grande, conduce una vita in sommessa, fiduciosa accettazione di quello che le pare che gli altri vogliono da lei: si rimette a un compito affettivo, femminile. Poi però la vita, quando meno te l'aspetti, apre squarci, spiragli inattesi di accadimenti, e Willa guarda, si sorprende, azzarda, forse cambia. Di grandissima abilità, nel romanzo, è il passaggio da un brusio narrativo di "bassa cottura", minimalista appunto, a improvvise accelerazioni quasi da "suspense". La classe non è acqua, come si usa dire. Questa volta però in alcuni punti del romanzo affiora la tentazione (o la cosa è voluta? Se sì, appare forzata) di un bozzettismo di vita provinciale di quartiere, con la sua generosa razione di tipologie marginali, diverse, buone, a fronte della controparte "middle class" digitale e stressata e alienata. Che l'età abbia portato ad Anne Tyler un'ondata di tenerezza solidale? Sarebbe un bene per lei, per questa autrice così intensa e originale, un po' meno per la lucidità anche un po' misteriosa, amara e enigmatica della sua scrittura, cui lei ci aveva abituati, se non in tutti, in alcuni suoi memorabili romanzi. Ma Tyler resta Tyler, anche questo romanzo, come tutti ambientato nella placida realtà suburbana di Baltimora, va letto. E gustato.