Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

20gennaio
2012

Elisabeth von Arnim

Ed. Bollati Boringhieri (Narrativa straniera)

Ogni volta è una lieta sorpresa. Ogni volta che l'editore Bollati Boringhieri traduce e pubblica, a oltre 70 anni di distanza, un romanzo di Elisabeth von Arnim, è una festa di gusto e di piacere. Mary Annette Beauchamp von Arnim, detta Elisabeth, visse dal 1866 al 1941: fu inquieta, ardita, femminista a modo suo e in anticipo, mobilissima nel mondo; nata in Australia, prima cugina della scrittrice Kathrin Mansfield, cresciuta poi in Inghilterra, andata sposa al conte von Arnim, visse con quel marito, rivelatosi noioso, nel sua castello un po' decadente in Pomerania e fece quattro figli. Rimasta vedova, tornò in Inghilterra, visse anche in Svizzera, dove si costrui il suo "Château du Soleil" sopra Sierre, poi anche negli Stati Uniti. Nel frattempo fu amica di importanti scrittori,si sposò con il fratello di Bertrand Russel (ma non funzionò molto bene) fu amante di H.G. Wells che la definì "la donna più intelligente del suo tempo". E sorattutto scrisse. Scrisse una serie di romanzi che, appunto, piano piano Bollati Boringhieri ci sta regalando in traduzione italiana. Sono tutti intriganti, curiosi, innovatori rispetto al loro tempo, alcuni molto, molto belli,. Come questo, che mette in scena con feroce ironia e con grazia narrativa una società aristocratica o anche borghese e arrampicatrice nell'Inghilterra degli anni '30. Tutta la prima parte è la descrizione magistrale e divertente di un lungo week end nella magione di campagna della marchesa Midhurst, vedova ricca e riverita. Le ronza attorno una coreografia di attempati adoratori, giovani svampite, eccentrici invitati, oltre a una fedele servitù tipicamente britannica. Nella ritualità virtuosa ma anche ipocrita di quel bel mondo neghittoso si insinua la variabile improvvisa di una perturbazione sentimentale e sociale. Negli austeri saloni della dimora si aggira, a quanto pare, un segreto. E i segreti non fanno mai male finché rimangono tali. Ma quando un segreto comincia a correre di orecchio in orecchio, allora la musica cambia, soprattutto se si tratta di una bisbigliata ipotesi di adulterio dentro un recinto morale dove le eventuali trasgressioni non sono tali soltanto finché rimangono ben nascoste. Lady Midhurst scopre cose che non avrebbe voluto scoprire e così la prende la nostalgia di una sua casa colonica in Provenza, circondata dai gelsomini, dove molti anni prima era stata brevemente felice. Al di là della trama, congegnata molto bene, il merito forte del romanzo sta negli affondi psicologici e nella ironia impietosa con cui la von Arnim mette a nudo il comico e il patetico di molte rispettabili facciate psicologiche e sociali. Dal giudizio severo sii salvano in pochi: soltanto quelli muniti di un fondo di bene che alla fine, grattate le formalità, riesce a venir fuori.