Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

23gennaio
2010

Stefan Zweig

Ed. Adelphi (Narrativa straniera)

Un famoso romanziere, di cui conosciamo soltanto l'iniziale del nome (R.) un bel mattino di inizio "˜900 sta facendo colazione nella sua sontuosa dimora di Vienna e spulcia la posta che gli hanno appena portato. Fra le buste lo attira una, vergata da una scrittura sconosciuta. La apre, vi trova una lunghissima lettera, cosi intestata : " A te, che mai mi hai conosciuta". Incuriosito, lo scrittore si mette a leggere : " Ieri il mio bambino è morto - per tre giorni e tre notti ho cercato di strappare alla morte la sua piccola, tenera vita, per quaranta ore sono rimasta al suo capezzale mentre l'influenza scuoteva il suo corpicino che bruciava di febbre"…". Accidenti che inizio, mi sono detto leggendo le prime due pagine di quell'esile libro scritto da quel grande che fu Stefan Zweig (austriaco nato sotto l'impero asburgico nel 1881, morto nel 1942 in Brasile quando l'Europa era nella tragedia della guerra). Qui la grande storia, che Zweig ha visto passare sotto i suoi occhi con rivolgimenti epocali, non c'entra. Qui c'è solo una lettera accorata, misteriosa, struggente ma anche dolcissima. C'è insomma questa donna che scrive a un uomo famoso e dice di credere che lui non l'abbia conosciuta e tuttavia sa di lui cose e aspetti molto privati. E gli dice anche di amarlo: "Permettimi, amore mio, di raccontarti tutto, tutto dal principio; ti prego, non stancarti di dovermi ascoltare per un quarto d'ora, di ascoltare chi per una vita intera non si è mai stancata di amarti". La storia, strana e malinconica fin che basta, intriga a tal punto che mi ci sono buttato a capofitto (la si legge in una sera) per sapere, per capire. E ho scoperto una trama rivista all'indietro, tappe e battiti di una esperienza amorosa a dir poco singolare e vissuta dalle due parti, come spesso succede, in modo assolutamente dissonante. Stefan Zweig, che pure è un uomo ( o forse proprio per questo) sembra qui mostrare di propendere a favore della tesi secondo cui in amore la donna è capace di una più profonda dedizione, di una appassionata fedeltà duratura a fronte di una più indifferente passività del maschi: quasi sempre per l'uomo il volto di una donna "rispecchia solo una passione, un gesto infantile, un moto di stanchezza, e svanisce con la stessa facilità di un'immagine allo specchio". Certi uomini, insomma, manco si accorgono della passione totalizzante che una donna riversa su di loro, oppure ne godono appena o la subiscono"… Ma già Dante diceva "Amor ch'a nullo amato amar perdona" e alla fine la forza di chi ama non può lasciare indifferente l'amato. E dunque al termine della lettura della stupefacente lettera il romanziere R. uscirà in qualche modo colpito, cambiato, si spera. Scritto con maestosa bravura e con un tono epistolare limpido, amoroso e lucidamente malinconico, questo piccolo libro è un gioiellino di stile e di sentimenti. E ognuno ne tragga per sé la lezione che crede di ravvisarvi.