Circolo dei Libri

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Natasha prende il bus (storie di badanti, di madri e di figlie)

29giugno
2018

Le badanti hanno trovato un luogo letterario per far sentire la loro voce. Il nome nuovo "badante" è nato per chiamare quelle persone (in maggioranza assolute donne, provenienti da paesi lontani e in modo massiccio dall'est europeo liberato ma anche colpito dalla fine del comunismo) cui la nostra società abbastanza sazia e benestante affida la faticosa quotidianità di genitori vecchi, infragiliti, al bordo della vita prima della morte. Sara Rossi Guidicelli, giornalista al suo esordio narrativo, ha scritto un libro che è un racconto documentario di realtà incontrate, registrate, ma è, appunto, narrativa vera e propria. L'autrice ha fatto parlare (nella mediazione della propria scrittura che tuttavia ha preso spesso in prestito il calco lessicale delle protagoniste) le badanti che lei ha incontrato, traendo dal loro nocciolo vero la voce della loro esperienza reale, degli strappi da casa propria, dell'arrivo estraniante e spesso doloroso tra noi, dell'accensione di storie relazionali dettate dal bisogno economico ma poi molto spesso sfociate in una trama affettiva, fra attaccamento, compassione, tenerezza sobria o anche profonda. L'autrice ha "inventato" dei personaggi veri, nel senso che dopo aver molto ascoltato e preso appunti, ha messo le esperienze reali delle donne udite dentro l'immaginazione narrativa. Dando vita a una serie di voci, che si esprimono attraverso un "io narrante" sempre diverso. Sara Rossi ha dato fiato e sfogo alle anonime badanti usando la propria scrittura per incarnare nel linguaggio diretto la testimonianza del reale, fra malinconie e struggimenti, affettività fedeli, difficoltà, amarezze, rappporti belli con gli assistiti e i loro familairi ma anche rapporti difficili, estranianti, talvolta milianti. Ci sono anche, quale contrappunto, le testimoanze di anziane donne affidate nel loro tempo ultimo e fragile di vita a una badante, e poi di figlie dilaniate dall'urgenza di una scelta per le loro madri non più autosfficienti, fra voglia di libertà e profondi sensi di colpa. Ci sono, nella realtà odierna, donne di mezza età che si ritrovano ad essere mogli, madri e nonne e però ancora figlie, pressate da sotto e di sopra dalle pulsioni e talvolta dal dolce ricatto affettivo di generazioni diverse. Le badanti stanno in mezzo a questo groviglio affettivo e psicologico e proprio loro, donne venute da lontano, da altra cultura e lingua, si occupano dei vecchi che amiamo ma che non riusciamo più ad accudire. Accade dunque che chi ci ha fatti nasere, ci ha cullati e nutriti e abbracciati e amati da piccoli, si ritrova ad essere da noi affidato, per essere lavato, curato, accarezzato con sguardo sorriso e gesti, a persone sulle prime totalmente estranee. C'è fra le badanti chi porta in dote la ricchezza di una umanità vera. Come Romica: "Io ho un trucco, non sono riuscita a curare mia mamma come avrei voluto, perché quando si è ammalata ed è morta, lavoravo, avevo ancora due figli a casa e poco tempo. Allora mi immagino che sia mia mamma quella che ho adesso da accudre: mia mamma in quelle condizioni, che ha bisogno di me 24 ore su 24 e io che ho tutto il tempo da dedicarle. E in più sono pagata. Dunque cosa voglio d'altro?". Sara Rossi Guidicelli ha voluto, con bel talento, mutare di voce in voce il registro linguistico, in una mescolanza di accenti, stili, risonanze gergali. Questo bel libro, scritto bene e con sensibilità, è tutto femminile. Scritto da una donna, dà voce a donne, è illustrato (copertina e tavole interne) da una artista donna (Chiara Fiorini) e pubblicato da una donna, Alda Bernasconi, titolare delle Edizioni Ulivo. Solo la bella prefazione di Daniele Finzi Pasca è maschile"…