Circolo dei Libri

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10aprile
2020

Elisabeth Strout

Einaudi

Riecco Olive Kitteridge, la protagonista dell'omonimo romanzo " a tecnica mista" di Elisabeth Strout, che nel 2008 avevamo molto apprezzato e aveva vinto il premio Pulitzer e ispirato una fortunatissima serie televisiva americana. La ricomparsa della robusta, e ora ormai anziana docente di matematica (adesso in pensione), si annuncia proprio nel titolo, "Olive, ancora lei", del nuovo libro di Elisabeth Strout. S'è detto "tecnica mista": infatti anche il nuovo libro mescola fra loro, con invenzione narrativa originale, il genere del racconto e quello del romanzo, impastando la scansione di racconti spesso separati tra loro e il filo unitario che collega e mescola quei brani. A parte ciò Elisabeth Strout possiede la capacità di narrare attraverso la rapidità precisa di annotazioni - distribuite, insinuate, appena abbozzate oppure evidenziate - di caratteri, luci, atmosfere, elaborazioni e risentimenti interiori, umori e malumori. La scrittrice tiene fra le proprie mani la sapiente amministrazione dei tempi, del tempo: ogni avvenimento, ogni desiderio o ferita si iscrivono dentro la mutazione lenta ma inesorabile del tempo che passa e che muta e amalgama i sentimenti e i ricordi. La struttura narrativa del romanzo si sviluppa appunto attorno a Olive Kitteridge, una insegnante di matematica che nel secondo libro è vedova e noi la sorprendiamo mentre frequenta un quasi coetaneo, vedovo fresco a sua volta. Seminando la presenza di Olive Kigtteridge nelle pieghe del libro, Elisabeth Strout racconta storie di altri personaggi uniti tra di loro spesso soltanto dall'appartenenza a un luogo, una cittadina di provincia del Maine non lontano dal mare. Talvolta poi, ma non sempre, le varie vicende si intrecciano, poco o tanto. L'espediente serve a conferire a questo libro sia la solidità continuativa del romanzo classico, sia la condensata tensione narrativa del racconto più breve. Olive Kitteridge, ora come protagonista a tutto tondo, ora come marginale figura, assicura alle storie e alla storia la solidità romanzesca dentro un paesaggio riconoscibile e nel divenire di giorni, mesi, anni. In quanto allo stile, colpisce l'intensità ben limata delle impressioni: poche pennellate di parole, ambienti, sentimenti, colpi di vento e colori di stagione. I caratteri e il lavorio interiore dei personaggi sono scolpiti con tocchi essenziali e robusti di scalpello, di ognuno viene spremuta la natura vera, intima, con le tracce di ferite e ammaccamenti esistenziali. Strout sa mettere in scena senza forti rumori il dramma minuto delle incomprensioni e delle diffidenze sentimentali e parentali di una piccola comunità locale. C'è anche molta malinconia, nelle sue pagine, ci sono piccole derive affettive. Eppure non manca l'andante con moto dei ri-tentativi amorosi, delle re- incollature. E poi Olive ha una buona riserva di forza vitale dentro il suo animo testardo. A ciò si aggiunga, come s'è detto, che Elisabeth Strout spalma i suoi eventi dentro la cadenza inesorabile, dolce e struggente del tempo, con le sue soste, le sue accelerazioni, i suoi rimpianti.