Circolo dei Libri

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18gennaio
2012

Graham Greene

Ed. Mondadori (Narrativa straniera)

Graham Greene moriva esattamente 20 anni fa. Ogni anno si faceva il suo nome per il Nobel ma non glie lo diedero mai: un po' perché era cattolico (e i giudici luterani del Nord laureano difficilmente un cattolico) e un po' per l'aggravante che si trattava di un cattolico convertito e per di più molto peccatore. Per dimostrare la profondità reale (di esperienza ) della sua fede, basterebbe leggere "Il potere e la gloria", o "La fine dell'avventura", o "Un caso bruciato". Al di là di ciò, Greene fu soprattutto un grande, vero scrittore, uno dei maggiori del Novecento. Qui voglio segnalare l'uscita recente, da Mondadori, del bel volume con i suoi racconti. Chi ama il passo breve e difficilissimo di una unità compiuta, con la forza di un romanzo, nella misura di una novella, troverà l'eccellenza nei racconti di Greene, che sono diversi per lunghezza, tema, personaggi, toni, umori. Ce ne sono di bellissimi, alcuni anche impertinenti e maliziosi, con una loro provocazione erotica sempre mantenuta nella tensione misurata di una allusività senza cadute. Come per esempio nell'inquietante ma anche divertente racconto "Mi presti tuo marito?", dove si affaccia un discreto ma anche feroce sguardo sulla realtà sociale della diversità sessuale da parte di uno scrittore che fu un robustissimo curioso di donne. Ci sono racconti legati a intrighi, trame spionistiche, storie di guerra, casi strani, e poi quelli dove riluce una fede spesso in confitto con il formalismo. C'è un racconto ("Un bagliore di verità") in cui in un viaggio in treno nella annebbiata campagna inglese chiacchierano due viaggiatori (un credente e un ateo) e il credente ricorda una malvagia e poi luminosa storia della sua infanzia legata al furto di un'ostia consacrata: ovvero della forza vera del mistero del Dio incarnato. Greene è scrittore, forte, originale, profondamente britannico. Ecco come descrive il mare d'invern "Era la stagione dell'anno che più mi piaceva, quando Juan les Pins diventa squallida come una fiera chiusa, con il luna park sprangato di assi e grandi cartelli indicanti la "˜fermeture annuelle' davanti a Pam-Pam e Maxim's. Allora Antibes ritorna in sé come un piccolo paese di campagna, con l'Auberge de Provence pieno di gente del posto e i vecchi che siedono bevendo birra o pastis al glacier di Place De Gaulle. Il sole la mattina brilla senza risplendere, e le poche vele bianche si muovono con dolcezza sul mare opaco. Gli inglesi si trattengono sempre più degli altri in autunn e poi ci sorprendiamo quando il vento soffia gelido sul Mediterraneo. Allora ne nascono bellicose liti con il padrone dell'albergo per il riscaldamento al terzo piano, e le mattonelle sono fredde sotto i piedi. Per chi è giunto all'età in cui tutto ciò che si vuole è un buon vino, del buon formaggio e potere un po' scrivere, questa è la stagione migliore di tutte".