Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

16ottobre
2010

John Irving

Ed. Rizzoli (Narrativa straniera)

Ho qualche qualche imbarazzo nel presentare questo romanzo perché esso è forte e bello ma se fossi stato un editor avrei suggerito a John Irving di tagliare e limare, soprattutto fra i tre quarti e la fine. Avevo sorpassato appena la metà di questo ritorno di un romanziere discontinuo ( a libri molto belli, come « Il mondo secondo Garp », « Hotel New Hamphsire » e « Le regole della casa del sidro » aveva fatto seguire alcuni romanzi scombinati e indigesti) e avevo ritrovato la vena sicura di un narratore di razza. Inoltrandomi oltre la metà ho percepito un affollarsi eccessivo di personaggi sempre nuovi e qualche forzatura dell'innegabile componente grottesca dello scrittore, sin lì giudiziosamente tenuta a bada. Di solito segnalo libri che mi sono piaciuti, senza troppi rilievi critici e navigando fra i generi. Dunque : stavolta dico che « Ultima notte a Trwisted River » ha la struttura e il piglio narrativo di un romanzo vero, dove la forza del racconto è sostanza stessa e decisiva del libro : vi si riconosce insomma il canto poderoso del raccontatore di storie. Ma a tre quarti la trama si intorta in troppi avviluppi febbrili e confusi di persone e fatti. L'inizio e tutta la prima parte sono splendidi. Siamo nel primo dopoguerra su nei grandi boschi degli Stati Uniti del nord, al confine con il Canada, dove lavorano i boscaioli e poi gli zattieri, cioè gli uomini che con molto rischio si occupano della « fluitazione » dei tronchi, che è il loro lungo e complesso trasporto per acqua, tra fiumi e bacini. Nell'accampamento rusticano di boscaioli e zattieri, fra le nevi del lungo inverno, sorprendiamo la cucina da campo con un bravo cuoco, Dominic, vedovo di un grande amore e padre di un figlio di dodici anni, Daniel. Il cuoco è di lontana origine italiana, così come la moglie morta. Loro grande amico è il vecchio boscaiolo Ketchum, notevole personaggio di intelligenza intuitiva, violento e generoso, fedele per sempre. Una certa complicazione viene dal fatto che anche lui amava Rosie, la dolce moglie dell'amico"…Ma la faccio breve. Accadono dei fatti, anche drammatici (e del resto il romanzo si apre con la splendida e triste evocazione dell'annegamento di un mite apprendista quattrodicenne, amato da tutto l'accampamento). Fatto sta che il cuoco e il figliolo, con la protezione di Ketchum, devono abbandonare tutto per sfuggire alla caccia, che essi si attendono, di un vicesceriffo ubriacone e violento che ha motivo di vendicarsi. La fuga del padre e del figlio durerà parecchi decenni, su e giù fra Boston, il New Hampshire, il Vermont, il Canada: e incontreremo donne giunoniche e meticce, camerieri italiani, cuochi cinesi, strambi personaggi lungo il corso della vita, delle vite (il figlioletto diventa grande, il padre invecchierà e così il già vecchio boscaiolo Ketchum). E' un romanzo di amor filiale e paterno, una grande storia di fuga e di affetto, con innesti anche di riflessioni sulla letteratura. Leggetelo e godetelo fino a metà, poi vedete voi.