Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

15ottobre
2011

Richard Powell

Ed. Einaudi Stile Libero (Narrativa straniera)

Dai, facciamoci quattro risate che sta finendo l'estate. Einaudi tira fuori dalla dimenticanza un romanzo che in italiano non s'era più visto dal 1967, quando lo pubblicò Garzanti. Francesco Piccolo, prefatore della nuova edizione e cultore della bellezza dei piccoli gusti, arriva a dire che questo "Vacanze matte" è l'antesignano dei Simpson e forse ha un po' di ragione perché la famiglia dei Kwimper, abbarbicata alle proprie comicissime vicende, assomiglia almeno di striscio alle stralunate gesta d'animazione dei celebri Simpson. Richard Powell (1908-1999) trae qui la sua ilarità situazionista dalle grottesche avventure di una famiglia sgangherata e simpatica: "il divertimento della famiglia Kwimper", sostiene ancora Piccolo, " è il divertimento del presente, che nasce dal non voler pensare al passato, dal non potersi permettere di guardare il futuro. Nasce dalla pochezza-che ê la pochezza della vita dell'americano qualunque(dei Simpson, appunto)". Siamo nella narrativa detta di intrattenimento (brutto termine, appena un po' meno brutto del suo contraltare, la narrativa impegnata) e Powell ê artigiano abilissimo, sente la partita, capisce i ritmi (e del resto fu apprezzatissimo fra anni '50 e '60 e da questo libro fu tratto un film famoso con Elvis Presley). Siamo nel romanzo comico, con tocchi di Mark Twain (cento anni dopo), di Guareschi (senza scontri ideologici) e di Woodhouse (con meno flemma britannica). Richard Powell usa strumenti allegramente americani (non so, potrei evocare come atmosfera indiretta certi pomeriggi cinematografici con Jerry Lewis o Danny Kaye). Dunque, si tratta di un romanzo comico e basta, ben costruito e sapientemente congegnato, con ottimo senso delle battute e dell'avventura. Tutto comincia quando il padre Kwimper (simpaticissimo cialtrone) al volante di un'automobile che lo sta riportando a casa dalle vacanze assieme al figlio giovanotto, ai due gemellini in affido e alla loro goffa ma saggia baby sitter, imbocca una nuovissima strada vietata al pubblico da una barriera: lui glissa e la imbocca e dopo quasi cento chilometri, senza mai incontrare uè un'auto o un'anima viva o un distributore o una casa, la benzina finisce e la famigliola scombiccherata entra in una situazione da Robison Crusoê stradale: niente acqua, niente cibo, niente gente, bisogna arrangiarsi. Questa allegra sopravvivenza diventerà anche una resistenza ai Lavori Pubbolici, alle leggi, alla burocrazia, come un inno non ideologico alla libertà e all'immaginazione spregiudicata.Non posso valutare l'originale in inglese ma desumo uno stile diretto, popolare e familiare dalla traduzione in italiano, che per rendere l'atmosfera allegramente ruvida abolisce la maggior parte dei congiuntivi: lo stilista attempato che sonnecchia in me ne è un po' sgomento ma ciò nulla toglie al divertimento generale della lettura.