Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

18giugno
2011

Ernest Hamingway

Ed. Mondadori (Narrativa straniera)

Un libro come questo devono leggerlo soprattutto quelli che amano la caccia: ne sapranno cogliere quella vertigine febbrile che soltanto loro conoscono. Altrimenti uno può anche stufarsi un poco davanti all'ennesima antilope che fugge o all'ennesima belva impallinata. Io non sono cacciatore ma quando lo lessi da giovanotto fui preso da un contagio che mi accese d'un mal d'Africa che oggi ancora non ho appagato (una domani, chissà). L'ho riletto e ora il libro risente di qualche lungaggine venatoria (per questo dico "avanti i cacciatori"). Però ho ritrovato i ritmi sincopati, i dialoghi svelti e gli sguardi sulle luci, gli alberi, gli orizzonti, i cieli e le piogge che fanno dello stile di Hemingway un unicum, quasi un marchio protetto. Più che le ossessive marce lungo piste terrose e boschi d'Africa mi ha sedotto l'atmosfera precaria e intima degli accampamenti, della complicità chiusa di un gruppuscolo di uomini bianchi con il loro seguito di indigeni pieni di fiuto e goffa ingenuità. Quando i cacciatori rientrano la sera dopo ore di marcia sotto i colpi del sole o dentro l'umidore della pioggia, scorgono di là dagli alberi il bagliore del fuoco dell'accampamento, rientrano a un nido di minima civiltà rassicurante, si bagnano nell'acqua calda dentro tinozze di tela, indossano abiti puliti, mangiano di gusto e poi davanti al falò chiacchierano per ore di caccia e di vita bevendo whiskey in dosi robuste, si addormentano dentro le tende sicure come un liquido amiotico. Nei dialoghi abbondanti (chiacchiere di caccia, si direbbe qui da noi) Hemingway semina anche giudizi soggettivi ma intriganti sulla letteratura: predilezioni e idiosincrasie, come il celebre tributo alla grandezza di Mark Twain quale capostipite della narrativa americana e poi l'amore per il grande Tolstoj. Del resto lui e sua moglie (l'unica donna del gruppo, adorata dagli indigeni, chiamata da lui sempre P.V.M., Piccola Vecchia Madre) portano sempre nello zaino dei libri e leggono spesso, la sera davanti al fuoco ma anche nelle lunghe soste di riposo durante le ore più calde, appoggiati all'ombra contro un tronco d'albero. Hemingway è anche talvolta esagerato, un po' spaccone e un po' triste, comunque sempre ben calato nella musicalità della sua prosa vitalistica, diretta e fisica. Con affondi memorabili. Come quest "Ora a guardare dal corridoio fra gli alberi il cielo percorso da nubi bianche spinte dal vento, amavo tanto questo paese da sentirmi felice come ci si sente quando si è stati con una donna che si ama veramente"…Ma non si è soli, perché se hai amato davvero con felicità e senza tragedie, lei ti ama sempre. Chiunque lei ami adesso, o dovunque ella sia, ti ama sempre di più. Così se hai amato qualche donna o qualche paese ti puoi ritenere fortunato, perché se anche muori, dopo, non ha importanza". La traduzione è del grande poeta Attilio Bertolucci, e anche questo serve.