Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

29marzo
2025

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News

Circoli di lettura: inverno-primavera 2025

20dicembre
2024

Ecco titoli e date dei nostri prossimi incontri:

Lunedì 10 e martedì 11 febbraio
Joseph Conrad, "Fra terra e mare", Einaudi
Ci dedicheremo in particolare al racconto di mezzo, intitolato “Il compagno segreto”.

Lunedì 10 e martedì 11 marzo
Wilkie Collins, "La donna in bianco", Fazi

Lunedì 31 marzo e martedì primo aprile
Dino Buzzati, “Sessanta racconti”, Mondadori
(Il mantello, Sette piani, Paura alla Scala, L’incantesimo della natura, Il Direttissimo, Il disco si posò, Sciopero dei telefoni)

Lunedì 5 e martedì 6 maggio
Irène Némirovsky, “Il carnevale di Nizza e altri racconti”, Adelphi

Gli incontri si svolgono i lunedì a Bellinzona presso M-Space, viale Stazione 34 alle ore 20:00 e i martedì a Lugano all'Hotel Villa Castagnola, alle ore 16:30 e alle ore 20:00.

Per iscrizioni e informazioni:
info@circolodeilibri.ch
079 456 44 87

Novità da leggere

Melody

28febbraio
2025

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Novità da leggere

Un’indicibile tenerezza

31gennaio
2025

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Novità da leggere

Legàmi

20ottobre
2024

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Novità da leggere

Il manuale del fosforo e dei fiammiferi

20settembre
2024

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Novità da leggere

Oggi una donna è andata fuori di testa al supermercato

07giugno
2024

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Novità da leggere

Lucy davanti al mare

19aprile
2024

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Novità da leggere

Baumgartner

05aprile
2024

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Blog

Compie 100 anni un gan bel romanzo

22marzo
2025

Compie 100 anni un gan bel romanzo, forse il migliore della copiosa produzione del suo autore:

W. Somerset Maugham, “Il velo dipinto” , Adelphi

Pubblicato appunto un secolo fa, nel 1925, “Il velo dipinto” di William Somerset Maugham (1874-1965) è un piccolo classico del Novecento, bello e febbrile, che mette in scena i fili di destini difficili ma infine anche pacificati sullo sfondo della vita coloniale inglese a Hong Kong. C’è un adulterio (lo si annuncia subito) consumato da Kitty Fane, una giovane signora inglese traslocata in Cina al seguito del marito, un medico biologo un po’ noioso, dentro una società britannica in via di estinzione ma ancora legata ai privilegi di casta. La relazione dura pochissimo e viene scoperta ma lascia una cicatrice profonda, un percorso di castigo ottuso ma anche di purificazione interiore. Al contrario di Emma Bovary o di Anna Karenina, Kitty Fane non finisce né avvelenata né sotto un treno… Ma c’è tutto un cammino di smarrimento, di solitudine. E poi la risalita nel cambiamento profondo, nel ritrovamento di un proprio “Io” più consapevole. Il tessuto psicologico e morale è soltanto uno degli aspetti rilevanti del romanzo. Sontuosamente descritti sono gli sfondi: quello della Hong Kong britannica, con i suoi tè e i portatori cinesi con il risciò e i ricevimenti pettegoli e raffinati ma soprattutto quello della Cina dell’interno, ancora imperscrutabile e paurosa, dove il rancoroso Walter, il marito tradito, trascina la moglie in una autopunizione di coppia sul fronte di una epidemia spaventata di colera. La trasformazione di Kitty in donna consapevole è aiutata dall’incontro decisivo con un piccolo convento di suore cattoliche francesi che si spendono in totale carità dentro una situazione devastante. La Madre Superiora, che ha abbandonato il suo casato nobiliare di Francia per farsi umile suora fra povertà ed epidemia, è una grande figura, una espressione di umanità vera e profonda in azione.

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La forza del giovane Tolstoj

15marzo
2025

Lev Tolstoj, “Infanzia, adolescenza, giovinezza”, Rizzoli

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Sobrietà sotto il cielo di Walser

08marzo
2025

In un angolo di un povero bar urbano, una specie di mensa popolare, Simon Tanner, protagonista del romanzo “I fratelli Tanner” (1907) dello scrittore svizzero Robert Walser (1878-1956) dedica un breve monologo riflessivo a una sua singolare teoria della sobrietà, lì intesa come sobrietà nel mangiare e bere. Ma può valere anche per molte altre scene della vita.

“Simon era seduto in un angolino, una specie di bovindo, e mangiava burro e miele spalmati su un pezzo di pane, bevendo insieme una tazza di caffè: ‘Cosa mi serve mangiare di più in una così bella giornata? Il cielo azzurro di primavera non lascia forse cadere il suo sguardo benevolo, attraverso la finestra, sul mio cibo dorato? Certo, il mio cibo è dorato. Guardiamo soltanto il miele: non ha forse un colore giallo chiaro, dolcemente dorato? Quest’oro scivola così piacevolmente sul piccolo piattino bianco, e quando col coltello appuntito ne tolgo un poco mi sembra d’essere un cercatore d’oro che ha scoperto una pepita. Il bianco del burro lì vicino è incantevole, poi viene il colore bruno del pane saporito, e bello più di tutto è il marrone scuro del caffè nella graziosa tazza pulita. C’è al mondo un cibo che possa apparire più bello e appetitoso? E con questo io sazio magnificamente la mia fame, e di cosa altro ho bisogno se non di saziare la mia fame per poter dire: ho mangiato? Devono esserci persone che del mangiare fanno una cultura, un’arte; ebbene, non posso dire lo stesso anche di me? Certamente! Solo che la mia arte è discreta e la mia cultura più delicata, perché godo del poco con maggiore passione e più sontuosamente di quanto quelli non godano del molto e di ciò che non vuole aver fine. Inoltre non mi piace tirare tanto in lungo i pasti, altrimenti potrebbe più facilmente passarmi l’appetito…“

Robert Walser, da “I fratelli Tanner”, Adelphi

(m.f.) Questo è tempo di Quaresima: al di fuori del suo senso di silenzio interiore fra l’ultimo bagliore dei carnevali e la nuova luce della Pasqua e il rinascere della primavera, in questo periodo si parla spesso più in generale di buoni propositi, di una tensione per una sobrietà almeno temporanea, un esercizio di stile per una vita più attenta al profondo delle cose e meno alle eccedenze eccitate. Poi c’è anche chi in questo “tempo forte” si crea dei buoni stimoli e alibi per farsi piacere ferree diete dimagranti, tentativi di ridurre il giro di vita invece di cambiare un po’ la vita. Simon Tanner a un certo punto della vicenda del romanzo, proprio parlando del rapporto con il cibo, afferma la propria vocazione laica, esistenziale e persino lirica a una sobrietà come felice “istruzione per l’uso” del mangiare. Poi naturalmente il pensiero di Walser è anche allusivo, simbolico, delicatamente bizzarro. E sappiamo benissimo che si può anche mangiare indagando altri gusti, scoprendo invenzioni e tradizioni: la tastiera delle papille gustative suona musiche complesse. Ma, ne converrete, resta bellissimo, pittorico, il passaggio che vi abbiamo qui presentato del romanzo di Robert Walser, grande, umile, mite e agitato scrittore, girovago e camminatore, smarrito spesso in se stesso, creatore di scrittura ingenua e profonda, curiosa. Un cercatore di bellezza minima e di enigmi interiori, senza piombo nelle ali, senza ambizione invelenita. Simon è un candido, febbrile, appassionato e semplice protagonista del romanzo, in cui Robet Walser mette molto se stesso, anche evocando il richiamo e le inquietudini della fratellanza (e la copertina dell’edizione italiana di Adelphi, riprodotta qui sopra, mostra una bella acquaforte del fratello artista dello scrittore, Karl Walser, realizzata nel 1909). Proprio di Simon Tanner, creato da Walser, il suo grande estimatore Franz Kafka ha scritto: “Simon corre dappertutto, felice sino alla punta dei capelli, e alla fine non diventa nulla, se non una gioia del lettore”. Simon possiede dunque una sua sobrietà innata in tutto, e perciò anche quando si siede a tavola. Gli viene naturale, sempre: pensa quello che vive e vive quello che pensa, e dunque anche mangiando lui vive e crea una propria incantata sobrietà.

Per Simon (per Walser) il misurato gusto del cibo si impasta con i suoi colori, che vanno oltre il colore, e con la chiarità dell’aria e del cielo che avvolgono il piatto, il pane, burro e miele, l’osservazione minuziosa del mangiatore……

Robert Walser, dopo una vita inquieta intensa, punteggiata di dimore, viaggi, mestieri, sofferenze, dopo essere stato liberamente vagabondo ed essersi tuffato in una scrittura attentissima e sensitiva (una specie di calligrafia esistenziale) finirà i suoi giorni in una clinica psichiatrica del cantone Appenzello. A 78 anni, il 25 dicembre del 1956, nella mattina di Natale silenziosa e piena di neve, esce dalla clinica per una passeggiata e non fa più ritorno. Lo cercheranno, e seguendo le sue orme nella neve scopriranno infine la sagoma nera e immobile del suo corpo sul bianco, con le braccia spalancate. Morto per un infarto. “Sembrava un angelo caduto dal cielo”, dirà uno di quelli che erano accorsi sul posto.


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Ottima cucina e il mistero di una donna

28febbraio
2025

Martin Suter, “Melody”, Sellerio

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