Per una volta ci ricolleghiamo direttamente all’attività dei nostri incontri dei Circoli di lettura. Lunedì e martedì 4 e 5 novembre scorsi abbiamo lavorato su due romanzi brevi di Lev Tolstoj: entrambi incentrati sulla realtà complessa, quieta o drammatica, dei rapporti coniugali di coppia, essi sono tuttavia diversissimi fra loro, quasi fossero stati scritti da due autori differenti e non dallo stesso e unico scrittore, il grande e inquieto Tolstoj. Distanziati nel tempo (“Felicità familiare” è del 1856,“Sonata Kreutzer” è del 1889) i due romanzi sono quasi diametralmente opposti per contrasto di drammaticità, contesto e stile, e tuttavia posseggono, a ben vedere, anche alcuni punti di raccordo e di consonanze. Per tutti coloro i quali amano Tolstoj e volessero leggere o rileggere queste sue due opere e per chi ha partecipato ai nostri incontri, crediamo di fare cosa utile pubblicare qui di seguito un commento interessante e approfondito che una nostra fedele partecipante e forte lettrice (Francesca Battistella, redattrice culturale) ci ha inviato.
La letteratura, la scrittura creativa servono (anche, e non solo) a non disperdere del tutto la vita che passa, il tempo perduto, e a far rivivere in un certo senso ciò che era svanito. Per confermarlo citiamo, da un bel libro fresco fresco, un passaggio eloquente. Il libro è “I titoli di coda di una vita insieme”, appena pubblicato per Einaudi da Diego De Silva. Di quel romanzo riparleremo. Per ora ecco un lampo di dialogo fra una sorella e un fratello scrittore affermato, al quale lei rimprovera di struggersi eccessivamente di pentimento per avere in un momento di debolezza venduto la vecchia, cara casa delle felici vacanze infantili e giovanili in montagna:
• E poi scusami, a che ti serve possedere una casa?-
• Non ho capito-
• Hai perso una casa, e allora? Tu ci campi, di questo. Non si scrive forse per raccontare quello che si è perso?-
Aveva ragione, ovviamente. Uno scrittore non colleziona cimeli. Tiene le cose che ha perduto in una stanza interiore dove nessuno può entrare. É, per così dire, più interessato alla morte, che è un dramma, che alla vecchiaia, che è accanimento della vita. Cosa se ne fa di una cosa che invecchia con lui, che gli sopravviverà e cambierà proprietario?”
Com’è vero. In fondo, a guardar bene, la letteratura non è altro che la trasformazione in scrittura di uno dei bisogni profondi del cuore umano, che è quello di conservare il tempo, di non lasciarselo sfuggire per sempre. E allora l’essere umano, se ne ha il talento, inventa tempo, inventa vite. Racconta storie. Che talvolta sono solo da gustare con piacere puro, per divertimento o emozione, come una musica. Qualche altra volta dentro un romanzo battono anche le domande inesorabili e struggenti della vita, le inquietudini di senso, il desiderio di impegno civile e di tensione morale. Ma sempre storie, sono: tempo passato e ricreato.
L’estate sta finendo…Ricominciamo ad incontraci per rivivere insieme la lettura di libri. Infatti, come dice un nostro motto, “si legge da soli, se ne parla in compagnia”. Riprendiamo a ogni inizio mese il lunedì a Bellinzona alle ore 20:00 e il martedì a Lugano alle 16:30 e alle 20:00. Ecco le date e i titoli di settembre, ottobre, novembre e dicembre: PROGRAMMA CIRCOLO DEI LIBRI
"Mia madre mi raccontò che le prime cose che io scrissi furono continuazioni delle storie che leggevo, perché mi dispiaceva che finissero, oppure volevo cambiare il finale. E forse è ciò che ho fatto per tutta la vita senza saperlo."
Mario Vargas Llosa, dal discorso tenuto a Stoccolma il 7 dicembre 2010 in occasione dell’assegnazione del Premio Nobel per la letteratura
“In un’epoca di divisioni che crescono pericolosamente, è necessario che ci mettiamo in ascolto. La buona scrittura e i buoni lettori abbatteranno le barriere”.
Kazuo Ishiguro, dal discorso tenuto a Stoccolma il 7 dicembre 2017 in occasione del conferimento del Premio Nobel per la Letteratura 2017
“Quando scrivo, devo sentire tutto dentro di me. Devo passare attraverso tutti gli esseri e gli oggetti presenti nel libro. Ecco a cosa mi serve la tenerezza: la tenerezza è l’arte della personificazione e della compassione."
Olga Tokarczuk, dal discorso tenuto a Stoccolma il 7 dicembre 2019 in occasione del conferimento del Premio Nobel per la letteratura 2018
immagine: Un ragazzo siede tra le rovine di una libreria londinese dopo un raid aereo l'8 ottobre 1940
Il senso dell'arte secondo Giacometti. Vale per il dipingere, lo scolpire, lo scrivere. Il fare musica. Dunque anche per i libri belli e veri.
"Credo che, se si faccia poi scultura, pittura, o si scriva, è sempre per dare un certo senso di permanenza a ciò che fugge. Non si cerca solamente di vedere ciò che si vede, ma si cerca anche di dare a ciò che si vede un senso di permanenza, quasi di eternità"
Alberto Giacometti (1901-1966)
"La lettura può essere, a qualsiasi età, un rifugio ideale per costruire o preservare uno spazio individuale, intimo, privato, un luogo 'altro'. Una stanza tutta per sé, come avrebbe detto Virigina Woolf, anche nei contesti in cui sembra che non vi sia alcuna possibilità di disporre di uno spazio personale".
Michèle Petit, "Elogio della lettura", Ed. Ponte alle Grazie
Immagine: Edward Hopper (1882-1967), Study of Jo Hopper Reading, Whitney Museum of American Art
Il nostro Circolo dei libri ha una predilezione per Anton Cechov, sul quale fra l'altro abbiamo lavorato in una serie di incontri a distanza al tempo del COVID (ci aveva consolati e stimolati, come un compagno signorile e sensibile,pensoso e divertente al tempo stesso). Ecco su di lui il giudizio acuto di un altro scrittore russo, Vladimir Nabokov, che di Cechov ha colto l'ineffabile mix di malinconia e umorismo:
"I libri di Cechov sono libri per persone spiritose; vale a dire che solo un lettore con il senso dell'umorismo può realmente coglierne la tristezza. Ci sono scrittori il cui suono è una via di mezzo tra un risolino e uno sbadiglio... Ce ne sono altri in cui esso è una via di mezzo tra una risata di soppiatto e un singhiozzo - e uno di loro è Dickens. C'è anche quell'orribile tipo di umorismo introdotto dall'autore per cercare un momento di sollievo, puramente tecnico, dopo una scena tragica - ma è un trucco ben lontano dalla vera letteratura. L'umorismo di Cechov non corrisponde a nessuno di questi tipi; è puramente cecoviano. Le cose per lui sono insieme buffe e tristi, ma non potete accorgervi della loro tristezza se non cogliete la dimensione buffa, perché i due elementi sono legati tra di loro".
(Da: Vladimir Nabokov, "Lezioni di letteratura russa", Garzanti, 1987)
"Se vogliamo conoscere il senso dell'esistenza, dobbiamo aprire un libro: là in fondo, nell'angolo più oscuro del capitolo, c'è una frase scritta apposta per noi".
Pietro Citati, "Il sogno della camera rossa", 1986
"I libri hanno valore soltanto se conducono alla vita, se servono e giovano alla vita, ed è sprecata ogni ora di lettura dalla quale non venga al lettore una scintilla di forza, un presagio di nuova giovinezza, un alito di nuova freschezza"
Hermann Hesse, Scritti letterari (edizione1972)
immagine: cortile Palazzo del Bo, Padova, XVI sec
Da "Come un romanzo", di Daniel Pennac:
"Ci sono mille ragioni per abbandonare un romanzo prima della fine: la sensazione del già letto, una storia che non ci prende, il nostro totale dissenso rispetto alle tesi dell'autore, uno stile che ci fa venire la pelle d'oca o viceversa un'assenza di stile non compensata da alcuna ragione per proseguire oltre. Inutile enumerare le 995 altre ragioni, fra le quali si debbono tuttavia annoverare la carie dentale, le angherie del capufficio o un terremoto del cuore che ci paralizza la mente. Il libro ci cade dalle mani?Lasciamo che cada."
Giudizio da condividere in pieno. Con una aggiunta: oltre alle mille ragioni per smettere di leggere un libro, ci sono almeno mille ragioni per non smettere di leggere un altro libro, altri libri.
Illustrazione: Hans Olaf Heyerdahl, Sguardo su Vinduet, 1881