Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

16maggio
2013

Non piangiamo troppo, per favore, sul caro, vecchio, odoroso e solido libro di carta insidiato dalla leggerezza facilona del tablet elettronico. Amiamo pure il libro stampato, bene in vista nella nostra biblioteca, compagno per sempre, accarezzato con gli occhi e con le mani. Però non bisogna nemmeno avere diffidenza per il nuovo che avanza, inesorabile. Un mondo appena abbozzato e pieno di vertiginose prospettive si sta aprendo al seguito della rivoluzione tecnologica. Ai miliardi di pagine di carta sparsi per il mondo si aggiungono ancor più miliardi di parole su schermi e schermini sotto la danza di dita cliccanti. Una tavoletta grande poco più di un libro tascabile può contenere dieci, cento, mille libri e di più. Possiamo portarci in giro per il mondo una biblioteca intera tenendola in tasca. C'è qualcosa anche di affascinante e ardimentoso in questa prospettiva che si dischiude. Rimpianto per il libro tradizionale? Certo, un poco. La nostalgia è una buona amica della mente e del cuore.

Però guardate che quando a metà del "˜400 fu inventata la stampa, per molto tempo (decenni) il mondo intellettuale di allora diffidò, resistette, combatté una tenace battaglia di élite e di nostalgia a favore della scrittura a mano sulla carta di allora. Ce lo rivela Armando Torno sul Corriere della sera, raccontandoci di quando, a stampa già inventata, prosperarono a lungo le copisterie a mano, dove spesso lavoravano decine e decine di copisti. Gli umanisti entravano al mattino, dice Torno, e per esempio portavano una edizione manoscritta dell'Eneide di Virgilio chiedendo di farne una copia e oltre cento copisti realizzavano l'opera prima di sera. Vespasiano da Bisticci, autore delle Vite dei personaggi illustri, informa Armando Torno, "conduceva una "˜libraria' a Firenze in cui era giunto ad avere anche duecento copisti; scriveva, tra l'altro, per difendere la sua arte, che Federico da Montefeltro possedeva una biblioteca di soli manoscritti, con nessun testo a stampa, "ché se ne sarebbe vergognato". Negli anni in cui gli amanuensi combattevano con gli stampatori (e questi ultimi fallivano con facilità) quasi nessuno riuscì a capire l'importanza della stampa". L'analogia può essere imperfetta però fa pensare. Vuoi vedere che noi innamorati del profumo della carta e della sagoma tattile del libro siamo un po' come quegli intellettuali rinascimentali e schifiamo un poco gli e-book come Federico da Montefeltro schifava i libri stampati? Resta nell'aria una domanda: alla fine le copie a mano dei libri sono scomparse, a vantaggio dei libri stampati. Scompariranno anche i libri di carta oppure conviveranno con quelli elettronici? La sentenza è per forza affidata ai posteri.