ELOGIO DEI CLASSICI
2013
C'è sempre chi pensa che i classici pesano come mattoni. E così corrono spesso a fare doppia fatica, credendo di non farla, leggendo libri nuovi fatti per colpire subito e per sfiorire presto, con sensazioni forti o giochi sperimentali. Molti sono i chiamati, pochi gli eletti.Invece i libri classici, cioè sperimentati, assestati nel tempo da una verifica di consenso, di tenuta e di valore, non deludono mai. Impegnano, ma ripagano. Basta avere l'umiltà di accostarsi a un classico in modo serio. Leggendolo davvero. In caso contrario si darebbe ragione a quel caustico di un Chesterton: "Un grande classico è uno scrittore che si può lodare senza averlo letto". Oppure a Mark Twain: "Un classico è qualcosa che tutti vorrebbero aver letto e nessuno vuole leggere". Lasciate dunque pur stare Proust, almeno per ora. E anche Musil e naturalmente il Joyce dell'Ulisse. Ma fidatevi di Cechov, di Tostoj. Di Flaubert e dei grandi inglesi dell'800. Lasciatevi andare con "I Buddenbrok" di Mann. Tanto per fare degli esempi. Guardate che sono classici anche Il Gattopardo e Il giardino dei Finzi-Contini. Insomma: va bene l'attualità, va bene anche il piacere lieve dei libri con le bollicine; ma alterniamoli con le certezze di ciò che dura nel tempo e vale
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