AMOS OZ CONTINUA A FAR DISCUTERE
2014
(Immagine: Giotto, Il bacio di Giuda, particolare, Cappella degli Scrovegni, Padova)
Il dibattito su "Giuda", di Amos Oz, continua. Dopo che una lettrice, riportata anche qui sotto, aveva scritto alla rubrica "Dimmi un libro" dle Giornale del Popolo, ecco scendere in campo il direttore del giornale, Claudio Mésoniat . La rubrica giornalistica riprende il commento, che inseriamo anche qui, sulla scia degli altri giudizi.
"Caro Michele, scusa se approfitto anch'io dell'inedito spazio di corrispondenza che hai aperto sabato scorso rispondendo a una lettrice perplessa sull'ultima opera tradotta di Amos Oz («Giuda») e sul tuo giudizio entusiasta in proposito. Il fatto è che io, pur grande estimatore di Oz, sono sostanzialmente d'accordo con la lettrice: questo romanzo mi ha deluso. E, purtroppo, annoiato. Dopo un primo terzo di straordinaria bellezza, il libro tracolla e diventa un'interminabile ripetizione di tesi e controtesi sulla nascita dello Stato di Israele dibattute tra un sionista «buono» e vicino agli arabi (peraltro assente in quanto già morto e fatto rivivere dai ricordi del consuocero) e un sionista «puro e duro», appunto l'altro consuocero. La bellezza -e qui sono d'accordo con te- è tutta nell'incredibile scrittura di Oz, capace di far «parlare» la natura, i paesaggi, i muri e le suppellettili. Uno spettacolo. Poi c'è l'altro grosso dibattito introdotto nelle interminabili conversazioni salottiere dal protagonista giovane, con le sue tesi sulla figura di Giuda Iscariota, che sarebbe il vero «creatore» del cristianesimo. Non sono per nulla scandalizzato dal tentativo di riabilitare il «traditore». Ci sono libri storici, teologici e romanzati, anche affascinanti, che ci hanno provato in tanti modi. Il punto è che la vicenda non tocca veramente Oz nel profondo della sua persona, e questo si sente: per lui è una bella e curiosa ipotesi interpretativa. Non lo accuso affatto di mancanza di fede, ebraica o cristiana; rilevo solo che si palesa acerbamente irreligioso: le grandi questioni della vita non sembrano riguardarlo, sono chiuse in partenza e non lavorano dentro il suo io. Anche per questo Oz (della cui autobiografia mi sono sobbarcato l'estenuante lettura) è esistenzialmente estraneo alla sua radice ebraica, e quindi non attinge al dramma profondo del suo popolo che, prima di essere politico, è religioso".
Interessante la lettura del direttor Mésoniat, in parte condivisibile. Al di là della sua sensazione di noia da metà libro in avanti (ma qui gioca la soggettività libera dei lettori) Mésoniat rileva un nodo che sta più a fondo nel romanzo (e nello scrittore): un distacco quasi inaridito di fronte al "dramma profondo del suo popolo che, prima di essere politico, è religioso". Anche in altri romanzi Amos Oz (che è scrittore grande seppure talvolta imbrigliato in affondi interiori legati alla sua storia personale e a un suo disincanto) palesa questa sua radice più sionista che ebraica in senso profondo e completo. Ora, è ben chiaro che nessuno, ebreo o cristiano o d'altra fede, è obbligato a credere. Ma è anche chiaro che il fondamento vero dell'ebraicità sta proprio nel fatto che essere ebrei non significa appartenere a una razza, a un territorio, a un potere, a una lingua unica. Significa appartenere a un popolo definito e determinato dalla propria religione. Io intravedo comunque, nel distacco dello scrittore, una sofferta traccia di nostalgia e di domanda. In quanto a Giuda, la asettica, quasi intellettuale ricognizione da parte di Oz della storia di Gesù non riesce a celare quella che io ho inteso come una vibrazione quasi segreta di attrazione. Continuo a pensare che "Giuda" sia un libro denso e bello, anche se qua e là con un appesantimento teorico e con alcune forzature nei caratteri. Dopotutto si tratta di un romanzo libero, non di un saggio o una tesi. Il giovane studente Shemuel rappresenta l'erranza ebraica, estenuata, dubbiosa, intelligente, svogliata, febbrile, mendicante senza saperlo. E poi ci sono fondali di pioggia e lampioni fiochi in un buio che rimanda odore di erbe lontane e ulivi, abbaiare remoto di cani dalle colline, echi di storia lunghissima"….E privati affanni affettivi. Che il libro lasci comunque un segno è confermato anche da questo fervido scambio di opinioni.
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