Circolo dei Libri

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BUONA PASQUA CON UN CONSIGLIO DI ROMANZO

04aprile
2015

La Pasqua, nonostante gli esodi turistici e i conigli e uova, è la celebrazione massima del Cristianesimo (anche l'incanto del Natale è premessa della Pasqua). Rinunciando all'apologetica religiosa e dunque ai libri di genere, e restando fedeli al desiderio nostro di qualità e piacere della lettura, ecco il consiglio di un grande romanzo legato al senso religioso che sta nel profondo di ogni cuore umano, consciamente o inconsciamente:
GRAHAM GREENE, FINE DI UNA STORIA, MONDADORI
Quando si dice "scrittore cattolico" si intende solitamente una connotazione di contenuti, implicando nell'espressione una pregnanza di giudizio e sensibilità e di uno sguardo in qualche modo cattolici dentro le opere di quello scrittore. Aggiungo subito che poi i romanzi sono belli o brutti, valgono o non valgono, indipendentemente dalla fede religiosa dell'autore. Fu certamente scrittore cattolico (e laicissimo) Graham Greene (1904-1991), uno dei maggiori romanzieri del "˜900. Cattolico convertito dall'anglicanesimo, vita disordinata, un debole per la bottiglia e soprattutto per le donne, un continuo tormento interiore fra predisposizione alla fragilità dei sensi e dell'orgoglio e sentimenti di colpa, il tutto sottoposto confusamente al presentimento della misericordia che tutto abbraccia. Graham Greene (che lavorò anche per l'Intelligence britannica e girò il mondo ed ebbe una vita sentimentale agitata) trasferì nelle sue storie molte nervature della propria esperienza. E il suo essere cattolico traspare nettamente ma anche con laicissima forza. Non c'è nulla di cattolicamente apologetico nei romanzi di Greene ma in alcuni di essi c'è il morso - nella carne della realtà- della percezione di una presenza divina cui tutto viene ascritto. E c'è la constatazione che nessuna debolezza, meschinità, tradimento, viltà o vita fedifraga possono essere obiezione al riconoscimento del Dio incarnato che ha fatto irruzione nella storia e nelle nostre vite: Gesù Cristo, insomma, presente nell'impasto di fango e slanci del reale, non confinato nei cieli della teoria memorialistica. In questo orizzonte si iscrivono alcuni suoi grandi romanzi: primo fra tutti "Il potere e la gloria", forse il suo capolavoro, storia di un miserevole prete peccatore messicano, perseguitato e acciuffato , fra libertà e grazia, dalla mano della santità. Oppure "Il nocciolo della questione", o "Un caso bruciato". Voglio qui mettere l'accento su un romanzo uscito oltre 60 anni fa (ripubblicato ora da Mondadori con il titolo "Fine di una storia", mentre la precedente edizione era "Fine dell'avventura").
RECENSIONE IN "LIBRI"( "RECENSIONI")