Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

L'INTRIGO DELLE PAROLE

16maggio
2015

(immagine: Vincent Van Googh, La lettrice)

Barbara Mantovani, del Circolo di lettura di Bellinzona, solleva un quesito sul significato vero di una parola, sul significato delle parole...
"Perdonatemi se apro una questione di ordine lessicale malgrado questo sia un blog che si occupa di libri. Il commento che segue vuole semplicemente rendervi partecipi di quella che per me è stata una recente scoperta e cioè dell'uso improprio che a volte si fa di certi termini italiani, semplicemente perché ormai è divenuto una consuetudine utilizzarli nella nuova accezione e magari ignorando il loro vero significato. Il termine incriminato di oggi è "intrigante" e qui cito il post di Romana Petri, dal quale ho tratto spunto, comparso qualche settimana fa sul sito ilLibraio.it. Secondo la Petri questo termine ha ormai perso il suo significato originale in verità piuttosto negativo (intrigare è infatti sinonimo di intricare, avviluppare e anche di ostacolare) e, cito la Petri, "ormai tutto è "intrigante"... basta usare questo termine senza conoscerne il significato". La sottoscritta, come immagino molti altri, è cascata pesantemente dal mirtillo: quante centinaia di volte le è capitato di dire: "che libro, film o persona intrigante!" non alludendo di certo a qualcosa di negativo.
Consultando il dizionario online però scopro che per "intrigante" è ammesso anche un significato più positivo (che appassiona, coinvolge ecc.) anche se in effetti la radice della parola positiva non lo è per nulla. Mentre il vecchio Zanichelli cartaceo (quello che usavo alle medie per intenderci) riporta solo una versione, quella citata dalla scrittrice appunto. Ora mi chiedo se sia la Petri ad essere troppo ortodossa (dice tra l'altro di cassare immediatamente le espressioni come "uomo intrigante" quando vi incappa correggendo dei testi di traduzione) o veramente l'accezione positiva di intrigante è diventata tale per consuetudine.
Riallacciandomi a questo punto alla discussione sul dialetto scaturita durante l'ultimo incontro del circolo di Bellinzona, non pare anche a voi che in dialetto dicendo: "Ul Gino l'è un intrigant" si intende appunto una persona impicciona, ficcanaso che tenta di confondere le carte e che in dialetto questa sia l'unica accezione possibile? Potrebbe essere un indizio..."
RISPONDE MICHELE FAZIOLIi:
Bella questione, quella sollevata da Barbara. Oso dire che è una questione intrigante...Il fatto è che le parole sono vive, camminano, si evolvono, scartano di lato, accelerano. Le parole sono carne viva. Se dico: "quella donna è una intrigante", dico inesorabilmente che è una mestatrice, una che ipocritamente tesse trame cattive . Se dico di una donna che ha "un suo fascino intrigante" dico tutt'altra cosa, dico che lei ha una sua misteriosa capacità di seduzione. Ci sono, nell'accezione di una stessa parola, sfumature e variazioni di significato dettate dalla storia e dal tempo, dall'uso e poi, naturalmente, anche dalle mode. E così ha ragione Romana Petri quando dice che "intrigante" è diventato un termine di largo, eccessivo consumo, come "assolutamente", come "favoloso", eccetera. Abusare di una moda lessicale è sempre pericoloso. In quanto alla variazione interna alle parole, significativo ad esempio è il caso delle vistose mutazioni della parola "amore". "Amor, che muove il sole e le altre stelle", dice Dante. E' l'Amore come sinonimo di Dio e della sua infinita misericordia. L'Amore come Charitas. Poi c'è l'amore per il prossimo. Poi c'è l'amore per l'arte (ma anche per la pastasciutta, per il vino, eccetera). Poi ci sono i "problemi d'amore" (cose sentimentali. Poi si parla di "fare all'amore" ( e qui entriamo nel campo della sessualità). Poi c'è chi chiama "amore" il fidanzato o la fidanzata, il pargoletto ma anche il cagnolino: amore qua, amore là.Poi ci sono locuzioni applicate: per amor di contraddizione, amor proprio, un amore di bimbo, e poi titoli vari: "L'amore ai tempi del colera", "Il perduto amore", "Schiavo d'amore". E si potrebbe continuare a lungo. Eppure la parola è una sola, amore: offerta alle variazioni delle interpretazioni, del tempo, dell'evoluzione, delle funzionalità, persino del comodo nostro. Ecco, tanto per dire: "un amore intrigante...". L'intrigo filologico continua.