Circolo dei Libri

Per condividere con altri il gusto della lettura, che per principio è individuale ma poi può anche farsi compagnia.

PERCHE' LEGGI ROMANZI?

16giugno
2015

L'altra sera a una cena amici mi chiedevano perché mai ad alcuni (fra cui io) piaccia così tanto leggere romanzi, che in fondo sono poi soltanto storie inventate. Io rispondevo che certe cose piacciono oppure no: leggere, andare in montagna, viaggiare, macinare chilometri in bicicletta. Passioni belle ma anche facoltative. E ho detto che dietro a ogni inclinazione c'è sempre una storia personale: « "˜Tom!' Nessuna risposta. "˜Tom!' Nessuna risposta. "˜Ma dove si sarà cacciato quel diavolo d'un ragazzo!' esclamò zia Polly ». Ricordo ancora oggi la voce di mia mamma che, quando io avevo quattro anni, cominciò a leggere a me e ai miei fratelli «Le avventure di Tom Sawyer» di Mark Twain. Il mio primo contatto con i libri fu proprio quel rapporto indiretto fra me e e quel misterioso oggetto dal quale la voce della mamma traeva quelle parole che mi incantavano e che mi accesero un amore di storie che dura ancora oggi. Nel frattempo, guardando mio fratello maggiore fare i compiti e scrutando a ogni ora un libro di filastrocche che era diventato il mio feticcio, imparai anche a leggere e riuscii a compitare il primo verso d'una poesiola: «Gian Pignatta era un pupazzo di cioccolatta"… ». Qualche anno dopo lessi da solo Tom Sawyer e scoprii che anch'io potevo entrare con gli occhi nel fruscìo di quelle pagine, stare anch'io lungo le rive del maestoso Mississipi. Avevo finalmente in mano la chiave magica che negli anni successivi mi dischiuse giardini segreti, misteri, pirati, ragazze russe in slitta, tormenti d'amore e mappe del tesoro, parroci in lotta con sindaci comunisti, trame matrimoniali nella campagna inglese. Ero diventato un lettore, per sempre. Questa è la storia della mia iniziazione, ognuno ha la propria. Ora però qualcuno mi potrebbe chiedere appunto perché valga la pena leggere. Allora io dico che naturalmente si può anche non leggere e ci sono persone squisite e sensibili e immaginose che non leggono libri e conosco lettori appassionati pieni di frustrazioni e aridità. La lettura non è una categoria morale ma uno strumento della conoscenza (che poi potrà aprire anche squarci di bellezza e moralità). Chiarito questo, io penso che la lettura sia come il denaro, di cui è stato detto che non basta per essere felici ma un po' serve. «Chi legge vive due volte», diceva l'editore Valentino Bompiani. E in effetti uno si tuffa in un romanzo ed entra in una vita altra, in una realtà immaginata ma vivida come se fosse vera (nutrita peraltro dall'esperienza del vissuto). E d'altra parte quando chiudi il libro e rialzi lo sguardo sulla realtà, ci ritrovi accenti e rimandi di quelle storie appena lette. Perchè in fondo, a guardar bene, la letteratura non è altro che la trasformazione in scrittura di uno dei bisogni profondi del cuore umano, che è quello di conservare il tempo, di non lasciarselo sfuggire per sempre. E allora l'uomo, se ne ha il talento, inventa tempo, inventa vite. Racconta storie. Che talvolta sono solo da gustare con piacere puro, per divertimeno o emozione, come una musica. Qualche altra volta dentro un romanzo battono anche le domande inesorabili e struggenti della vita, le inquietudini di senso e di moralità. Ma sempre storie, sono.
M.F.