UNA AUTRICE DA (RI)SCOPRIRE
2015
50 anni fa, nel 1965, moriva Dawn Powell, scrittrice americana che oggi la critica annovera fra i nomi maggiori della narrativa anglosassone del "˜900. In Italia è poco conosciuta, anche se l'editore Fazi ha tradotto sei dei suoi romanzi. Ecco l'occasione per scoprire questa autrice raffinata, ionica, pungente. E profonda a modo suo: appartiene a quella categoria di scrittori che usando lo stiletto corrosivo del racconto di costume e società sanno ritrarre una realtà, un'epoca, una "casta" sociale e intellettuale e infine la vita di allora e di sempre. Dawn Powell scrisse quando nel suo paese scrivevano anche Theodor Dreiser, John Dos Passos, Francis Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway, Edith Wharton, Willa Cather. Forse un po' stretta fra quei nomi, la Powell è stata a lungo un po'sottovalutata. Grazie poi ad alcuni suoi grandi estimatori (fra cui gli scrittori Edmund Wilson e Gore Vidal, negli ultimi anni è stata rilanciata con nuove edizioni e traduzioni. L'avevo scoperta anni fa leggendo "Café Julien", che raccontava gli intrecci neghittosi di una stravagante gioventù dorata di artisti più o meno falliti che ronzavano nel cuore del Greenwich Village newyorkese della prima parte del "˜900. Il Café Julien è un ristorante un po' snob dove si ritrovano personaggi rosi da ambizioni artistiche, pasticcioni sentimentali e giovanotti bisognosi di avere soldi in tasca e whiskey in gola, simbolo di un mondo sociale e culturale di elite sgangherata, fra cinismo e candore. Lo steso filone viene ripreso da un altro romanzo (ancor più riuscito per compattezza e ritmo), "The Golden Spur".
IN 'RECENSIONI' LA PRESENTAZIONE DI 'THE GOLDEN SPUR' (FAZI EDITORE)
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