Circolo dei Libri

Torna Alice Munro, con una raccolta di racconti, da Einaudi. A dire il vero si tratta di una novità soltanto per noi lettori di lingua italiana. Di fatto, questi racconti furono pubblicati dalla Munro già 26 anni fa, nel 1990. E confermano, a ritroso, la razza di scrittrice purosangue di questa protagonista della narrativa anglosassone. Alice Munro, canadese, premio Nobel per la letteratura nel 2013, possiede la sua misura narrativa nel racconto. In ognuno di essi mette la densità di vite e destini che, per frammenti, rivelano altro, di più. Qualcuno forse giudica la Munro troppo raffinata, complessa. Ma il suo modo di scrivere è quello, strano e sontuoso: non sempre è decifrabile a prima vista per chiarezza di fatti (molti eventi sono tracciati per scaglie di memoria, o allusioni, o intuizioni che il lettore deve avere e poi masticare). Eppure alla fine nei racconti della scrittrice canadese appaiono ritratti, brandelli di vite, squarci di destini che sono rivelati con affondi di lucidità , con una inesorabile limpidezza di sguardo (che non è mai un giudizio morale: è una constatazione intensa, attentissima, perspicace, del mistero delle vite e dei fili che le avvolgono, le travolgono talvolta. Fondamentale è il gioco della memoria: che accende e riaccende stagioni, che rilancia desideri e rimpianti.

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