Ancora su Abraham Yehoshua
2019
Ancora su "Il tunnel", di Abraham Yehoshua, qui recensito (video e recensione). Alcuni amici lettori mi hanno comunicato il loro apprezzamento per il romanzo. Anche la nostra recensione risulta positiva e prende atto della confermata forza narrativa e dell'originalità stilistica ed espressiva dello scrittore, inconfondibile nel suo racconto della realtà quale osservatore attento di gesti, dialoghi, atmosfere, luoghi: le sue pagine sembrano talvolta delle vere registrazioni fedeli in presa diretta (quasi sonore e visive) di ciò che accade, sistemate con un montaggio agile. Altri amici lettori hanno espresso alcuni dubbi, soprattutto sulla seconda parte e sul finale e con riferimento all'aspetto più psicanalitico-simbolico del romanzo. Non hanno torto. L'aspetto più convincente de "Il tunnel" è proprio il racconto della quotidanità relazionale, del rapporto coniugale sperimentato e trepido fra i due coniugi abbastanza anziani, con la complicazione emotiva e l'ansia e l'affetto in gioco derivati dall'avvisaglia della malattia del protagonista. Anche il rapporto fra il presente da pensionato e la ricognizione reale e sentimentale sul vecchio luogo di lavoro tocca corde umanissime. Più sfuggente, a volte enigmatica fino alla incomprensibilità, è la parte "del deserto", con una insistenza voluta ma non sempre snellita su "segni" allusivi, e poi le figure strane di quegli arabi clandestini di incerta e vaga identità; e, ancora, la figura e il ruolo della giovane donna (diversamente ma certamente concupita da vari attori maschili del romanzo). Insomma, un grande scrittore, Yehoshua, da prendere però con le "pinze" di una lettura critica attenta. Quando è tentato dal filone espressivo psicanalitico (come negli ultimi romanzi, soprattutto "La scena perduta"), Yehoshua lascia appannare un poco la sua formidabile capacità di raccontare il reale con grande sensibilità, anche riguardo alla complessa situazione umana e culturale della società israeliana odierna.
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