2019
Giulio Nascimbeni (1923-2008), nella foto, fu un grande giornalista, divulgatore eccezionale di letteratura, per anni responsabile della mitica Terza Pagina del Corriere della Sera. L'ho conosciuto bene: un signore sensibilissimo, una scrittura critica chiarissima, lucida, emozionata, un amore sconfinato per i libri. Verso la sera della sua vita era tornato da Milano alla vecchia casa padronale della sua infanzia nel mondo contadino, nella campagna veneta, dove era cresciuto in mezzo a care persone e cari libri, e scopriva quanto una libreria privata, intrisa di storia e affetti, abbia un valore ineffabile, una patina cara di calore e colore che appartiene alla propria unica, irripetibile e decisiva storia. Leggete, cliccando qui di seguito, come egli abbia saputo scrivere benissimo (in "Il calcolo dei dadi, storie di uomini e di libri", Bompiani) quella rivisitazione di scaffali che furono vita.
"La fila di volumi che mi sta davanti non è un qualsiasi scaffale: tra noi c'è una parentela, uno "˜stato di famiglia'. Ho conosciuto le mani che, oltre le mie, li hanno toccati; ho amato gli occhi che li hanno visti, le voci che ne illustravano la severità e la bellezza. Per considerarli libri da leggere o da rileggere come mille altri, avrei bisogno di persone che non ci sono più, dovrei sentire certi passi sul pavimento della stanza qui sopra. Forse è irriverente stabilire rapporti così limitati. I capolavori superano le frontiere delle epoche, e pare assurdo vincolarli a un privato destino di assenze, a un sussulto delle travi, a un chiaroscuro di legni e camini, a un suono metallico di brocche lungo le scale. I capolavori non sono un album, né una lapide, né il film impossibile del nostro passato. Eppure"…." . Nascimbeni, pur riconoscendo che un grande libro vive per sé stesso, anche fuori dalla storia di una esperienza personale di lettura (persone, atmosfere, un tempo perduto, memorie care, un calore, uno struggimento, una nostalgia), scopre che quei libri che appartengono alla tua storia hanno un loro canto e incanto, "alla luce devota della fedeltà". La loro esistenza è anche "un'altra, sotterranea come le radici, custodita in corridoi disabitati, vicino agli armadi delle antiche lenzuola. Mi piace una frase che Gaston Bachelard dedicò alle dimore perdute: "˜Dove ha regnato una lampada, regna il ricordo'. Credo che sia lecito sostituire una parola: anche dove ha regnato un libro, regna il ricordo". Che bello.
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J. D. Salinger