Circolo dei Libri

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16agosto
2019

Ecco un altro "romanzo che non c'è". Decisamente i romanzi introvabili abbondano in questa estate. Questa volta la trama parla di un fugace incontro fra un ragazzo e una ragazza che non si conoscono: un attimo breve, brevissimo,che poteva sprofondare nel deposito delle cose perdute per sempre oppure, chissà"….

E' la storia di un brevissimo incontro, secco e denso come un colpo di fulmine, da cui si snodano i fili quasi sempre incomunicabili del caso e delle sue asimmetrie. Uno studente svizzero sta viaggiando in un crepuscolo chiaro di giugno in treno verso la città di Losanna dove l'indomani deve dare un esame importante all'università. E' stanco, ansioso, si sente in parte impreparato. E' un po' angosciato. Il treno ad un tratto si ferma, forse a un semaforo, in piena campagna, poco al di sopra del lago di Neuchâtel, proprio davanti a un passaggio a livello che sbarra una strada di terra battuta fra un prato segato e un campo di grano. Lo studente si alza, apre il finestrino (siamo negli anni '70, si aprivano ancora i finestrini dei treni) e sente l'odore buono di fieno e d'estate. Ferme davanti alla sbarra, proprio sotto di lui, stanno due ragazze con la bicicletta. Lo studente le guarda, di una non si cura affatto mentre l'altra lo colpisce subito per la violenza tenerissima della sua grazia strana. Porta un abitino a fiori, è certamente bella ma di una bellezza non comune, inusitata. Anche la ragazza guarda lo studente affacciato al finestrino del treno fermo e lui le vede gli occhi color grigio e un po' blu che lo guardano fisso. Nasce un lampo eccezionale e strano di curiosità, attrazione, intesa. Lo studente, emozionatissimo, osa rivolgere, alzando la voce, poche parole di circostanza alle due ragazze (ma ne guarda soltanto una). Lui riesce a dire che sta andando verso la città e aggiunge (chissà perché questa anomala voglia di confidenzialità) che l'indomani ha un esame molto difficile all'università e ne ha timore. La ragazza bella allora gli sorride e gli dice, anche lei gridando un po' per farsi sentire: «Uno come te gli esami li passa». E lui: «Come lo sai?». «Lo so e basta», fa lei, e intanto lo scruta indagatrice e luminosa. Lui, catturato da quello sguardo quasi spregiudicato vorrebbe parlare, chiedere, sapere. Ma il treno riparte all'improvviso, lui fa in tempo a salutare con la mano senza distogliere gli occhi da quelli della ragazza e subito è preso dall'angoscia di star perdendo per sempre un guizzo decisivo di vita: quella ragazza lui non la vedrà mai più, per sempre, non saprà mai chi sia. I giorni passano, lo studente supera l'esame ma la ragazza non gli esce dalla testa. Dopo un paio di mesi, un sabato si decide: con il suo Maggiolino VW comperato d'occasione si reca nella campagna attorno al lago di Neuchâtel a cercare il passaggio a livello. Con molta fatica lo trova, segue la strada in terra battuta, arriva ad un villaggio di case basse tra le vigne. Sa bene che cercare così, a casaccio, è sciocco e inutile ma si ferma a camminare a lungo nella piazza del villaggio e nelle poche strade. E' ormai sera, nel crepuscolo ancora estivo ma già settembrino si accendono le luci dei lampioni sotto un filare di tigli davanti a piccole case con orti. E all'improvviso lo studente, sentendo un violento colpo al cuore, vede uscire da una porta illuminata proprio la ragazza del passaggio a livello, con un abito fiorato, forse un altro, forse lo stesso di quel giorno. La accompagna un ragazzo, che le tiene una mano sulla spalla. Ridono, lei è bellissima. Lo studente si nasconde e scappa via con un nodo in gola. Troppo tardi, si dice. Poi la storia passa dalla parte della ragazza. Anche lei era stata colpita in modo strano dal ragazzo del treno e ne aveva fatto una sua segreta malattia. Si era persino decisa, dopo alcune settimane, a recarsi in treno nella città a spiare nei luoghi dell'università (allora raggruppati in centro città, fra la Riponne e la Cattedrale). Ci era andata tre volte e la terza volta, all'improvviso, aveva, a sorpresa e con un sussulto, visto lo studente uscire da un caffè e camminare nell'aria calda di luglio. Lo accompagnava una ragazza e lui poggiava la mano sulla sua spalla e rideva. La ragazza del passaggio a livello se ne scappò via con uno sgomento addosso: troppo tardi, si disse. Non è chiaro quanto contassero, nei due casi, quei due accompagnatori così crudelmente visibili: ma la loro presenza bastò per dire, appunto, che era troppo tardi per ogni ipotesi ardita suggerita dall'emozione di quel fugace incontro fra treno e passaggio a livello. Passano gli anni (cinque o sei) e lo studente, diventato nel frattempo giornalista in un grande quotidiano svizzero, si trova a passare in automobile dal villaggio del passaggio a livello. È solo. Uno struggimento di memoria lo induce a fermarsi; è ottobre, c'è una luce esausta e dorata e lui si siede ai tavolini all'aperto di un piccolo caffè sotto i tigli ingialliti. Alza gli occhi ed è stupefatto: pochi tavolini più in là, vede seduta, sola, la ragazza. Sta sfogliando un libro davanti a una tazza di caffè. Non porta più un abito a fiori ma è sempre lei ed è sempre molto bella. Lui la guarda fisso, lei alza gli occhi e lo vede. I due si scrutano con imbarazzo, si riconoscono. E dopo? Qui ti voglio, lettore.