2020
Abbiamo lavorato su "Festa mobile" di Ernest Hemingway, nei nostri circoli di lettura, a inizio marzo. Ne abbiamo valutato il fascino espressivo e di temi e anche alcune discontinuità e fragilità. Abbiamo gustato la musicalità sincopata, i ritmi, le luci della sua scrittura. A suggello del lavoro, ecco da un altro suo romanzo , "Verdi colline d'Africa", uno stralcio - d'accento autobiografico - che conferma l'inquietudine esistenziale di Hemingway e il suo desiderio - difficoltoso, struggente - di amare (un paesaggio, una donna, la vita). E di scriverne:
""…Ora a guardare dal corridoio fra gli alberi al di sopra della piccola valle il cielo percorso da nubi bianche sospinte dal vento, amavo tanto questo paese da sentirmi felice come ci si sente quando si è stati con una donna che si ama veramente"….e se ne vuole sempre di più, per avere questo ed essere, e viverci dentro, per possederlo ora di nuovo e per sempre, per questo lungo e così rapidamente terminato "˜sempre': e il tempo diviene immobile, tanto immobile talvolta che, dopo, ci attendiamo di sentirlo muoversi, ed è così lento a ripartire. Ma non si è soli, perché se hai amato davvero con felicità e senza tragedie, lei ti ama sempre. Chiunque lei ami adesso, o dovunque sia, essa ti ama sempre di più. Così se hai amato una donna o qualche paese ti puoi ritenere fortunato, perché anche se muori, dopo, non ha importanza" (da "˜Verdi colline d'Africa').
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Le storie degli altri
Rachel Cusk