Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
2020
50 anni fa, il 27 agosto del 1950, Cesare Pavese si toglieva la vita in una camera d'albergo di Torino. Lasciò uno scritto laconico: "Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene?. Non fate troppi pettegolezzi". Pavese aveva subìto una ennesima delusione d'amore, innamorato (ma non ricambiato) dell'attrice americana Constance Dowling. Il verso "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi" (nella raccolta omonima, uscita postuma nel 1951) sarà anche un po' di facile effetto ma possiede una sua forza di segno premonitore e notissimo.Pavese aveva, pochi mesi prima, vinto il prestigioso Premo Strega: ma quel trionfo nulla potè contro quel suo struggimento amoroso, unito alla sua connaturata vena malinconica e depressiva. Sull'onda di quel tragico gesto compiuto mezzo secolo fa, vale la pena di riandare alla scrittura di Pavese: i romanzi, la poesia, i diari. Un protagonista vero della letteratura italiana del '900. Qui (nel video e nella recensione) parliamo del suo ultimo romanzo - quasi un commiato - "La luna e i falò": in esso torna il tema caro a Pavese del ritorno alle radici, del desiderio nostalgico della limpidezza dell'infanzia, dell'accorato trascorre del tempo che non lascia nulla com'era prima. Quella malinconia di tempo e radici, in generale, si aggiunge in tutta l'opera di Pavese a una sua estraniazione privata e civile, a un suo senso di solitudine e alla sua incompiutezza sentimentale.
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Andrea Fazioli