Parigi, Festa mobile
2021
"Se hai avuto la fortuna di vivere a Parigi da giovane, dopo, ovunque tu passi il resto della tua vita, essa ti accompagna, perché Parigi è una festa mobile". Questa frase scritta da Ernest Hemingway a un amico nel 1950 fu posta nel 1964 sul frontespizio del libro che da essa prese il titolo e che fu pubblicato postumo, dopo la morte dello scrittore, avvenuta 60 anni fa. E' un libro bello, totalmente autobiografico: è, a tutti gli effetti, la narrazione, detta con la stoffa del miglior Hemingway, degli anni decisivi trascorsi dal giovane scrittore a Parigi. Siamo nei primi anni '20, Hemingway (qui nella foto all'età, più o meno, degli anni parigini) sta con la prima moglie e il bambino " in una stanza che guardava su tutti i tetti e i camini dell'alta collina del quartiere, era un piacere. Nella stanza il camino tirava bene, faceva caldo e era un piacere lavorare. Vi portavo mandarini e caldarroste in imbuti di carta". Oppure andava in un caffè: "Era un caffè simpatico, caldo, pulito e accogliente, e io appendevo il mio vecchio impermeabile all'attaccapanni per farlo asciugare, e posavo il cappello di feltro, logoro e stinto, sulla rastrelliera sopra il sedile e ordinavo un café au lait. Il cameriere lo portava e io toglievo dalla tasca della giacca un taccuino e una matita e mi mettevo a scrivere"…Il racconto si scriveva da sé e io facevo fatica a non restare indietro"…". E, più avanti: " Ma Parigi era una vecchissima città e noi eravamo giovani e là nulla era semplice, nemmeno la miseria, né la luna, né la ragione e il torto né il respiro di chi ci giaceva accanto sotto la luna".
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