Diamo tempo agli scrittori...
2024
"Come faccio a spiegare a mia moglie che quando sto davanti alla finestra e guardo fuori senza fare niente io sto lavorando?". Questa frase l’ha scritta Joseph Conrad, grande autore anglo-polacco, per dire in modo paradossale che lo scrittore spesso deve rimanere in un silenzio fisicamente inattivo per ruminare la genesi della propria scrittura a venire. Pierpaolo Pasolini in un suo verso scrisse: "Per essere poeti, bisogna avere molto tempo". Sono cose che si sanno, o quantomeno si intuiscono. Però adesso ecco la conferma in un libretto curioso di Francesco Piccolo: "Scrivere è un tic: i metodi degli scrittori", appena edito da Einaudi. L’autore, con cura e acume, è andato raccogliendo testimonianze dirette e indirette sui modi, le manie, i gesti, le scaramanzie, gli ambienti, i vezzi compositivi dei maggiori scrittori. Ne nasce un gioco divertente di informazioni interessanti, talvolta bizzarre. Senza esagerare, tuttavia: alla fine a contare non è come un autore scriva, ma quello che scrive. E così, fra le molte curiosità, ritroviamo il bisogno di tempo, molto tempo, apparentemente vuoto, di cui uno scrittore necessita per generare le proprie parole su carta. E troviamo per esempio un pensiero di Raffaele La Capria: "la mia giornata è una continua perdita di tempo in cui cerco di includere qualcosa di creativo. Ma questo qualcosa di creativo che io includo nella perdita di tempo non sarebbe possibile se non perdessi tempo, perché per inventare qualcosa uno deve essere distratto, non essere troppo concentrato. Così faccio". E Claudio Magris: "C’è bisogno di avere pomeriggi interi da buttare via".
Bene. Concediamo dunque agli scrittori tutto il tempo che vogliono per guardare fuori dalla finestra e buttare via le ore. Poi però, per favore, scrivano qualcosa. Di buono. Li aspettiamo. È per questo che esistono gli scrittori.
- Post successivo
Bellezza, arte, scrittura
- Post precedente
Una saga ebraica di scampati in terra americana
Ombre sull’Hudson
Isaac Bashevis Singer